Sindaco d’assalto: aspettando la rivoluzione…

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“La gente mi chiama sindaco e ancora non ci credo. Sono orgoglioso di rappresentare una città così bella e importante”.Il mantra l’ex pm Luigi De Magistris,  da dodici mesi sindaco di Napoli, lo ripete a memoria. “Mi dicevano che ero un pazzo. Questo non sta bene con la testa”. Invece ha “scassato” la vecchia politica. E’ stata la vittoria della bandana arancione. Neppure l’Italia dei Valori avrebbe scommesso un solo euro. Invece De Magistris è il sindaco più amato d’Italia. Non mente affatto quando dice di essere emozionato nel sentirsi chiamare sindaco.  Di errori ne ha fatti. Anzi forse troppi. Il suo impegno e  quello della Giunta è vigoroso e genuino.

I problemi sono di confine. De Magistris appartiene e forse ne è sicuramente il  leader maximo del partito degli ex pm. Anche lui come altri ha la patente di sacerdote del “controllo di legalità” che sempre più spesso, e senza alcun appiglio nel codice, viene regalata ai pm d’assalto.  Gli appartenenti al club della toga per impostazione la legalità non la violano.  Se la violassero non vale.

Lo scriviamo: non ci  piace che suo fratello Claudio dev’essere più uguale di tanti napoletani che come lui gratuitamente vorreb- bero dare un contributo alla loro città. Guai a criticare Giggino a manetta : un cronista di Repubblica per fotografarne l’auto in terza fila  apriti cielo. Il suo è un “potere senza critica”, che sfugge al confronto con l’opinione pubblica. Non basta proclamare la nascita dell’assemblea di popolo e teorizzare la rivoluzione. La democrazia è altra cosa….comunque auguri.

Arnaldo Capezzuto

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