L’auspicio pubblico dell’allora sindaca Rosa Russo Iervolino per la nomina del nuovo cardinale di Napoli recitava: “Sua Eminenza Crescenzio Sepe saprà aiutare la città”. Poi il graffio a taccuini rigorosamente chiusi: “Finalmente Napoli avrà un importante operatore economico”.
Che l’Arcivescovo natio di Carinaro, piccolo comune poco distante da Aversa e Casal di Principe (Caserta- Italia) sia una potenza paragonabile ad una holding è un fatto risaputo dai tempi della sua ascesa nei palazzi ovattati del Vaticano. E’ lui che organizzò per conto di Papa Giovanni Paolo II, il grande Giubileo del 2000. Un evento mondiale. Figurarsi che ad Oltretevere – pare – ci siano ancora deposi zeppi di magliette, gadget, cappellini, bandierine, cellulari, pubblicazioni, torce, bottigliette d’acqua con stampato il logo delle Porte sacre.
Il cardinale Sepe è una macchina da guerra: marketing martellante, comunicazione capillare, collaboratori di prim’ordine, contatti con partner internazionali. Decisionismo e trasversalità questi i punti di forza che lo faranno approdare -senza avversari- alla poltronissima della potentissima Prefettura della Congrega- zione per l’evangelizzazione dei popoli e Propaganda Fide, il vero centro dei poteri. Esiliato da Papa Benedetto XVI – il 20 maggio 2006 – il Papa Rosso incassa con non pochi mal di pancia la destinazione Napoli.
Lui combatte. Non si perde d’animo. Aste di beneficenza, giubileo azzurro, case per la carità, sguardo ai bisognosi, denunce plateali, alzate di voce, spettacoli, eventi, partite del Napoli. La sua propaganda sfrutta lo stesso meccanismo del Berlusconismo. I politici sgomitano per apparirgli accanto. Il grido di battaglia è: facimm ammuina (anche se sulla sua berretta porpora pendono gravi e mai chiarite inchieste giudiziarie). Sepe piace ai napoletani (‘o popolo) tanto da meritarsi di diritto un posto tra i pastori di San Gregorio Armeno.
Tra una caramella e un’altra (così le chiama le sigarette…) l’inquilino della Curia un po’ come il sindaco Luigi De Magistris progetta un network della comunicazione : canali digitali, web radio, mensile e un quotidiano – tipo freepress -. Pregare è importante, ancora di più è apparire. Qualcosa alla chetichella – per la verità – già si muove. Le prove tecniche sono cominciate. La testatina targata Curia di Napoli si chiama “New Napoli” (inserto occasionale del “Denaro” di Alfonso Ruffo).
La pubblicazione è composta da 64 pagine patinate, full colors e tante generose inserzioni pubblicitarie. A ben ragionare il vulcanico Sepe non avrebbe neppure bisogno del network ad personam: quotidiani, settimanali, mensili, Tv, radio e Web già sono schierati abbondantemente dalla sua parte. (consulta http://www.iustitia.it/#logorubrica)
Le notizie sono all’incenso, i cronisti chini e inginocchiati a baciare gli abiti cardinalizi. E’ la solita informazione in salsa partenopea sacrificata al potente di turno in Largo Donnaregina. Le poche, anzi pochissime notizie che circolano sulla berretta porpora provengono – guarda caso – da altri ambienti giornalistici.
Il cardinale da bravo pastore non cura solo le anime dei fedeli ma soprattutto – come il suo predecessore Michele Giordano – i bisogni dei suoi tre nipoti: due sistemati al consorzio di camorra “Eco 4” dei fratelli Orsi e un altro all’Anas del suo amico: l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi. Riconoscente Sepe gli ha svenduto un immobile del Vaticano molto al di sotto del prezzo di mercato e l’ ex ministro ha contro-ricambiato con un allegro finanziamento per la costruzione e l’allestimento di una pinacoteca fantasma in piazza di Spagna.
Arnaldo Capezzuto
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