“Era il 1992. Il mio collaboratore Vincenzo D’Agostino, ritenne di sottoporre una canzone a Luigi Giuliano (ex boss del rione Forcella a Napoli noto con il nomignolo di Lovigino). Lui la lesse e impose di cambiare una parola. La cambiai. Fine del nostro unico incontro”. E poi “Ho suonato anche per qualche boss. Spesso non mi pagavano: un bacio e via”. Parla il cantautore Gigi D’Alessio, intervistato da Andrea Scanzi del “Fatto Quotidiano”, 24 marzo 2012, pagina 14.
Sarà l’età, lo stress artistico, la nuova vita sentimentale sta di fatto che D’Alessio soffre di gravi amnesie. Il suo non è stato un semplice incontro occasionale con la famiglia malavitosa dei Giuliano di Forcella ma una frequentazione e un rapporto di amicizia e devozione.
Gigi era un assiduo frequentatore di via Giudecca Vecchia, strada che ospitava la casa-quartier generale di Lovigino e di vico Scassacocchi dove risiedeva Luigi Ponticelli alias Giggino ‘a Bomboletta (soprannome dovuto all’abitudine di avere con se sempre la lacca spray) impresario musicale (socio della casa discografica “Phonosud Italia”) e cognato di Luigi Giuliano (ha sposato Flora Marzano sorella di Carmela).Peccato che Gigi non ricordi. Un vero peccato. Perché Giggino ‘a Bomboletta è stato il suo scopritore e produttore.
La musica, i dischi, i cd li ha finanziati la Phonosud Italia impiegando anche soldi di dubbia provenienza. Le famiglie Ponticelli e D’Alessio si frequentavano ed erano in grande amicizia al punto tale che il manager fece da padrino di prima comunione a Claudio, il figlio di Gigi. Quest’ultimo a sua volta ricambiò cresimando Luigi Antonio, primogenito di “Giggino ‘a Bomboletta”.
Che dire? Cosa pensare? Gigi D’Alessio conosce la camorra. Gigi D’Alessio ha frequentato la camorra. Gigi D’Alessio non vive sul pianeta Marte. Con Lovigino i rapporti non erano – come dice il cantante – superficiali e occasionali. C’era un rapporto di amicizia e stima. Peccato che Gigi proprio non ricordi.
Lovigino, amante e autore di poesie, scrisse per Gigi “Cent’anni”, una canzone strappa lacrime che in poche settimane divenne l’inno dei vicoli di Napoli. A cantarla sarà lo stesso D’Alessio in coppia con Mario Merola, il re della sceneggiata. Sull’onda lunga del grande successo di popolo del brano Gigi e Mario gireranno anche il film “Cent’anni”, celebre pellicola trash ancora in circolazione nei quartieri popolari.
Il passato a volte non passa. Per D’Alessio sbianchettare la propria biografia è diventata una vera e propria ossessione. L’interprete di tanti successi nell’intervista concessa al cronista Scanzi si lascia andare ad una affermazione che suona come una vera e propria bestemmia : “Alla camorra ho regalato un mucchio di canzoni: ero obbligato. Se dicevo ‘no’ chi mi proteggeva? Anche i giornalisti ci vanno. E al mattino ricevono il cachemire”.
A quali giornalisti si riferisce D’Alessio? Perché non fa i nomi? Ricordo a D’Alessio che ci sono giornalisti che con le loro inchieste combattono il potere dei clan e non cercano la protezione del boss o del clan come ha fatto lui.
Al D’Alessio “scordarello” ricordo che un giovane giornalista di nome Giancarlo Siani è stato ammazzato dalla camorra altro che cachemire. A proposito di amnesie ricorrenti vorrei ancora ricordare a Gigi D’Alessio che nel 2005 promise di cantare allo stadio San Paolo per fare beneficenza nel nome di Annalisa Durante: la 14enne uccisa casualmente, il 27 marzo del 2004, da Salvatore Giuliano, giovane rampollo del clan, nel corso di una sparatoria a Forcella.
Gigi quella promessa non l’ha potuta mantenere: il concerto fu annullato. Qualcuno ricordò a un distratto D’Alessio che in carcere per quell’omicidio c’era un Giuliano e non era il caso di schierarsi contro gli amici?
Arnaldo Capezzuto