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L’ordine è perentorio: “Nessuno deve partecipare a dibattiti, incontri e presentazioni con gli autori del libro ‘Il Casalese’”.

“Non voglio sentire ragioni. La vostra presenza è una mancanza di rispetto verso me e la mia famiglia”. “E’ un libro commissionato dai giudici : non riuscendo a mandarmi in galera mi diffamano e mi attaccano la famiglia. Se verrò a sapere di partecipazioni di deputati, senatori, consiglieri e dirigenti  campani sono pronto a mettere il mio veto sulle candidature”.

E’ l’editto dettato e imposto ai rappresentanti del Pdl da Nicola Cosentino, deputato da più legislature del Pdl, ex potente sottosegretario all’ Economia con delega al Cipe nell’ultimo governo Berlusconi ed ex coordinatore campano del Pdl.

La diffida rabbiosa e piena di astio è “emanata” su per giù qualche giorno dopo il voto alla Camera (12 gennaio 2012 ndr) contro la seconda autorizzazione all’arresto del deputato casertano. Forse uno sfogo scomposto di un uomo politico trovatosi per l’ennesima volta sulla graticola, una risposta piccata contro i franchi tiratori, una alzata di voce per la tensione accumulata.

Comincia il lavorio delle colombe: accorrono anche i mediatori  ‘professionisti’ per comprendere se di editto si tratta. “Nicò… la bufera è passata. Il complotto è stato smascherato. Torna calmo e sereno. La gente ti vuole bene. Non fare inutili crociate. Gli equilibri sono cambiati. E poi di cosa ti preoccupi? I libri passano”.

L’approccio non può essere che  morbido, pacato, rassicurante. Ma Cosentino è incazzato nero. Furioso è dir poco. “Non mi faccio mettere sotto. Quel libro canaglia – parola mia – lo faccio sequestrare e distruggere. Altro che c..zi. Non ho chiesto a miei fratelli di difendermi: a me ci penso io. Loro devono difendere l’onore della nostra famiglia e le aziende costruite con anni di sacrifici. Sono i  giudici che vogliono la guerra. Sono stati loro a volere quel libro canaglia”.

Un lungo silenzio e l’ambasciatore prova a farlo ragionare : “Nicò, ripensaci. Ti garantisco che nessuno presterà la propria faccia ai dibattiti sul “Il Casalese”. Questo è sicuro. Ho fatto un giro di telefonate e tutti sono d’accordo con la tua linea. E se dico tutti, parlo proprio di tutti. Però – ti chiedo – di rivedere l’idea della causa contro la casa editrice (Cento Autori ndr) e gli autori del libro. Mi sembra un azzardo, un’ iniziativa che si può ritorcere politicamente contro di te e la tua famiglia. Nicò ascoltami: non fare nessuna denuncia. I libri non si vendono, nessuno li legge. Senti a me: Nicò lascia stare. Un uomo politico deve accettare gli attacchi, la polemica anche se ruvida, il contraddittorio vivace: fa parte del gioco. Non sei un cittadino privato, sei un uomo pubblico. Ti metti in un vicolo cieco. Faresti il loro gioco”.

Nick’ ‘o Mericano non sente ragioni: “Mi dispiace. Ho preso già la decisione. Non torno indietro. Sarà mio fratello Giovanni a fare causa a nome di tutti i Cosentino”.

Arnaldo Capezzuto

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