Alla fine Giuseppe Narducci, assessore ai diritti, trasparenza e sicurezza e pm di punta della Procura di Napoli in aspettativa, prestato alla politica, ha gettato la spugna.
La rivoluzione arancione perde ancora pezzi. Anche i più integralisti “Giggino boys” cominciano a fare i conti della massaia. Siamo sicuri che l’antipolitica come pratica di buon governo funzioni? Dopo Raphael Rossi (licenziato senza giusta causa – vedi vicenda assunzioni Asìa) tocca a Narducci fare le valigie e lasciare Palazzo San Giacomo. La frattura con il sindaco Luigi de Magistris si è fatta insanabile sul piano umano e lavorativo.
“Non pronuncerò mai ‘Fuitevenne a Napule’ però da cittadino dico che le vecchie facce sono tornate. Questa città è senza futuro”. E’ un Giuseppe Narducci deluso e amareggiato ma con la schiena dritta e pronto a tornare a fare il suo mestiere: il magistrato. Motivo degli attriti insanabili con de Magistris la vicenda Romeo (nella foto a sinistra) e Asìa.
Il primo cittadino dal canto suo in un post ha criticato aspramente Narducci. “L’ho scelto, perché garantisse al Comune di essere totalmente impermeabile al crimine organizzato e alla corruzione. Su questi temi non ho potuto registrare un significativo contributo da parte sua, tanto che personalmente sto operando per introdurre cambiamenti fondamentali su tale fronte e, ad oggi, l’ho fatto senza il suo apporto”.
E ancora di sciabola: “Spesso è accaduto che declinasse la politica non come risoluzione dei problemi volta alla tutela dei più deboli nell’orizzonte della legalità e del diritto, ma come cieca intransigenza e furioso formalismo della norma, spesso paradossalmente accanendosi con i più deboli, arrivando a confondere legalità formale con legalità sostanziale”.
Sarà ma impressiona vedere – come denuncia l’ex assessore – ronzare nelle stanze del Municipio gente come Romeo. Dal canto suo Narducci nella sua lettera di dimissione spiega: “Ho accettato l’incarico di assessore ai diritti, trasparenza e sicurezza del Comune di Napoli per svolgerlo unicamente con lo spirito di ‘servitore delle istituzioni’, persuaso di poter rendere un servizio ai cittadini napoletani, nell’ esclusivo interesse della collettività e senza perseguire nessun’altra finalità personale o di parte”.
E poi il punto centrale: “Le divergenze sono divenute sempre più profonde soprattutto in occasione di alcuni momenti importanti della azione amministrativa: la discussione sulla utilizzazione di forme di lavoro temporaneo nel ciclo dei rifiuti e poi, in particolare, sulle assunzioni di lavoratori a tempo indeterminato (le cosiddette internalizzazioni) effettuate dalla società partecipata Asia spa; il delicato tema della corretta ed equilibrata definizione del rapporto con il privato che, ormai da moltissimi anni, gestisce il patrimonio immobiliare dell’ente, definizione poi concretizzatasi attraverso la adozione di delibere che non ho condiviso”.
“Infine, a causa delle posizioni da me assunte, sono stato, nelle ultime settimane, getto di dichiarazioni gratuitamente aggressive, additato, in sostanza, come un ‘reprobo’ che, insieme al collega Realfonzo, avrebbe minato la coesione e la efficacia della azione di giunta, coesione ed efficacia che sarebbero state di nuovo prontamente assicurate attraverso un energico rimpasto di deleghe e di persone”.
Giulia Rosati