Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris è in difficoltà. Non è una notizia. L’azione amministrativa stenta a decollare e al netto dei proclami la città sembra sprofondata in un baratro assai buio. Il clima a Palazzo San Giacomo è pesante. L’affollato staff “smanettatore” dei social network del primo cittadino è in allarme rosso.
I sondaggi di gradimento del sindaco – dalla bandana arancione – sono in picchiata. La delusione e lo sgomento tra gli aficionados comincia a riaffiorare. A borbottare ci sono anche i fans della prima ora: abbiamo votato l’ex pm perché “uno fuori dai giochi” pronto alla rivoluzione scassatutto sono rimasti solo gli slogan. Ma questa benedetta rivoluzione non si vede, anzi.
Gli assessori dimissionati Pino Narducci e Riccardo Realfonzo hanno aperto una voragine di credibilità e un disorientamento crescente tra i partenopei sulla efficacia e l’attitudine di de Magistris nel governare detiene per lui 17 deleghe. L’aria nel Municipio è irrespirabile e poco c’entra lo smog.
Il quadro tratteggiato dai “cacciati” è di un primo cittadino ripiegato su se stesso, insofferente, immaturo, astioso, autoritario senza autorità, scorretto, spendaccione e duro di comprendorio. Giudizi tranchant. Il sindaco parla di continuo tagliando alla propria giunta e non nasconde che nell’arco dei cinque anni di governo apporterà altre modifiche in progress.
E’ sua prerogativa revocare e nominare gli assessori. Però è proprio questa prerogativa che lo rende responsabile degli atti che compie. Se la giunta non brilla, se un assessore non è all’altezza del compito assegnatogli, se l’azione amministrativa è farraginosa e la città non cresce, se manca una prospettiva alta il sindaco avrà o non avrà delle responsabilità? Insomma è troppo facile dare il benservito e sbattere le porte se è proprio il primo cittadino ad aver modellato e scelto quei collaboratori per il governo della città.
Ciò che però colpisce è che nonostante tutte le vicissitudine, de Magistris continua la sua luna di miele con costruttori, riciclati e imprenditori prenditori. Il popolo arancione oggi è un popolo in lutto. Negli atti amministrativi fin qui varati non c’è proprio nulla di “rivoluzionario”.
Il chiodo fisso dell’ex pm è l’area Est dove vanno aggregandosi cospicui interessi privati ben visti e sponsorizzati da dinosauri della prima repubblica come Paolo Cirino Pomicino, il cugino del sindaco.
Arnaldo Capezzuto