Non c’è da meravigliarsi se l’Amministrazione guidata da Luigi de Magistris – in materia edilizia – riscuote grandi consensi tra i signorotti del mattone. Se è nota la simpatia e la sponsorizzazione di Antonio D’Amato, ex presidente della Confindustria e più che altro consorte di Marilù Faraone Mennella per la discesa in campo, tutt’altro che improvvisata, dell’ex pm; allo stesso modo non sorprendono le adesioni di vecchi reperti archeologici della prima repubblica che non poco hanno contribuito al sacco della città.
Il sindaco con la bandana nelle ultime settimane con il silenzio complice della sua squadra tranne l’ex assessore Giuseppe Narducci appunto ex ha varato una serie di provvedimenti e linee d’indirizzo che farebbero rabbrividire anche suo cugino Paolo Cirino Pomicino, ‘o ministro, teorizzatore a metà degli anni Ottanta del “Regno del possibile”.
A contrastarlo restò solo un galantuomo come Antonio Iannello, architetto di fama, fondatore di Italia Nostra e brillante meridionalista insieme a Cederna.
Suo figlio Carlo che ne ha raccolto il testimone e portato avanti i principi fermi del suo pensiero prima nelle assemblee di Palazzo Marigliano, ora da consigliere comunale (Napoli è tua) e da presidente della commissione Urbanistica, mastica amaro. Sono noti gli scontri che l’hanno contrapposto a muso duro a de Magistris sulla scandalosa vicenda Romeo ed “Insula” annessa ma non solo.
I segnali sono inquietanti. Proposta di variante al piano regolatore generale, (piano casa – aggiunge 20 mila vani ai previsti 50mila del piano varato nel 2004 – senza consumo di suolo) stravolgimenti su Bagnoli, regali a Romeo e amici insomma si demolisce il lavoro di 20 anni dell’assessore all’Urbanistica Vezio De Lucia e del dipartimento Pianificazione urbanistica nato nella prima giunta diretta da Antonio Bassolino. Provvedimenti approvati e difesi con fermezza negli anni successivi ed ora esposti ad una lenta erosione.
I paletti sono diventati mobili e si spostano di centimetro in centimetro in base agli appetiti e gli affari dei nuovi palazzinari. La rivoluzione arancione comincia a far rima con una riedizione aggiornata de “Le mani sulla città”.
Le preoccupazioni esternate da Antonio Di Gennaro sono quelle di molti partenopei che si vedono spuntare il nemico in casa: “La sensazione è che ci sia un gran desiderio di cambiar rotta; che il modello napoletano dell’ultimo ventennio, caratterizzato nel bene e nel male dal fatto che la programmazione fosse svolta direttamente all’interno degli uffici competenti, con l’idea che questo potesse meglio garantire l’interesse pubblico, sia ritenuto oramai superato”.
“Perché a ben vedere gli eventi delle ultime ore appaiono come il naturale esito di un processo che parte da lontano, sin dai primi passi della nuova amministrazione, quando ha iniziato a delinearsi il nuovo stile di governo della città, con gli uffici chiamati ad apprendere dalla stampa le decisioni di volta in volta già assunte, e il dipartimento urbanistico relegato in un ruolo marginale in tutte le decisioni di forte rilevanza territoriale, si tratti di Vuitton Cup come della localizzazione degli impianti di compostaggio; dello svincolo della tangenziale spuntato all’improvviso a Bagnoli, come del nuovo stadio”.
Arnaldo Capezzuto