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I bookmachers di Palazzo San Giacomo ne sono certi: Annamaria Palmieri, assessore all’istruzione del Comune di Napoli sarà la prossima “vittima” del sindaco Luigi De Magistris. Dopo la defenestrazione degli assessori Pino Narducci e Riccardo Realfonzo forse toccherà proprio a lei lasciare gli uffici del terzo piano del Municipio. Il primo cittadino non è affatto contento del lavoro svolto fin ora dall’assessora vestita di bianco: in particolare di come non ha gestito la vicenda delle oltre 350 insegnanti ed educatrici precarie del Comune di Napoli e della mancata riorganizzazione degli asili nido partenopei.

Troppe polemiche, troppi tentennamenti, troppe forzature. Sono molte le lamentele interne al palazzo che sono giunte all’ex pm. L’assessora non riesce a comunicare e non ha apportato quell’ “innovazione” predicata dai colonnelli della rivoluzione arancione.

Qualcuno accusa – tra l’altro – che la Palmieri è troppo concentrata su se stessa, non ascolta e non valorizza chi della scuola conosce problemi e criticità. Se poi si sentono le rivendicazioni delle insegnanti ed educatrici precarie non sindacalizzate il cerchio si chiude. Cosa denunciano le precarie?

A settembre si rischia il collasso: oltre 38 asili nido e scuole dell’infanzia divise tra i  25 circoli didattici sparsi sul territorio cittadino sono a rischio chiusura o apertura parziale. I numeri sono da brividi: 9000 bambini e relative famiglie fuori dal circuito scolastico; oltre 350 insegnanti precarie senza lavoro e stipendio in una realtà come Napoli che non riesce neanche più a raschiare il fondo del barile dell’arte di arrangiarsi.

L’assessore Palmieri ha garantito più volte -a chiacchiere- “la salvaguardia del lavoro precario” ma nel contempo nella commissione scuola ad esempio del 9 luglio, pur prendendo atto che “la concessione di una deroga sarebbe la soluzione ottimale, ha tuttavia ribadito che è necessario lavorare a soluzioni alternative, per non farsi trovare impreparati all’inizio dell’anno scolastico e garantire la tutela del servizio e dei lavoratori. Infatti ha invitato tutte le parti coinvolte a fare proposte alternative, tra le quali potrebbero rientrare la costituzione di cooperative tra gli insegnanti o l’assunzione delle stesse da parte di terzi, per scongiurare riduzioni della qualità e della quantità delle prestazioni.”(f.te Comune).

Soluzioni certamente poco percorribili. In fondo la scuola è un servizio indispensabile ed è da tali presupposti che può partire la soluzione.  A prescindere da deroghe che tardano ad arrivare. Giocare in casa per trovare le soluzioni, spesso segna punti a favore. Invece si cercherebbe di intraprendere strade esotiche, alternative che assomigliano sempre più a mulattiere. Da oltre vent’anni le scuole comunali sono state un fiore all’occhiello delle amministrazioni; l’ex-sindaco Iervolino aveva scommesso sugli asili nido, portandone da 11 a 38 in dieci anni di consiliatura.

Questo fiore rischia oggi di appassire miseramente, seccato da una gestione manageriale, egocentrica, un’idea personalistica che non si pone all’ascolto di chi la scuola la fa e vuole essere propositivo, ma, legge alla mano, racconta di una presunta difesa della scuola pubblica che non c’è, narrando a qualsiasi interlocutore gli capiti a tiro la propria visione della scuola, cercando di convincersene in prima persona e assoggettando i bambini a logiche che con loro non c’entrano nulla.

In questo quadro fosco ecco la Palmieri che trova il tempo di partecipare al convegno “Politiche per l’infanzia, politiche di sviluppo”, organizzato -manco a dirlo- dal gruppo Gesco.

Arnaldo Capezzuto

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