Minacciati, picchiati, cacciati a suon di revolverate e incendi. Vita impossibile per la variegata comunità di nomadi che vive a macchia di leopardo tra Napoli ed i comuni della provincia. Se a Ponticelli, quartiere-cantiere ad Est del capoluogo partenopeo, una adolescente rom è accusata e condannata ingiustamente a quattro anni di carcere per un tentato rapimento di una bimba che, in realtà, non è mai avvenuto.
I suoi connazionali non sono da meno. Nel cuore della notte centinaia di nuclei familiari sono rastrellati a colpi di lancia fiamme dalle loro baracche e cacciati brutalmente dal quartiere. La camorra fa così. Non dà avvisi di sfratto. Spara nel mucchio: colpire uno per cacciarli tutti.
La malanapoli non si ferma. Una recente inchiesta condotta dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, ha portato venti persone dietro le sbarre, (tutte affiliate al clan emergente Casella-Circone) ed ha svelato come i camorristi attentavano alla vita di una piccola comunità nomade che vive nella tendopoli di Gianturco.
La colpa delle famiglie rom è stata quella di aver aderito ad un programma d’integrazione culturale e aver iscritto i propri figli alle scuole di prima infanzia e primaria. Le “mamme” di camorra non potevano sopportare che i loro bambini socializzassero con i piccoli nomadi perché questi – tra l’altro – come emerge da una intercettazione “hanno le malattie e sono infetti”.
Iniziano con scenate davanti alla scuola al rione Incis aizzando le altre mamme contro la dirigente dell’istituto. Non contente chiedono l’intervento degli “uomini”. Parte l’avvertimento. Alcuni “soldati” del neo clan Casella-Circone, sorto per occupare gli spazi vuoti lasciati dai Sarno dopo il loro pentimento, fanno irruzione nel campo nomade di Gianturco e dopo un diverbio con una donna le gettano della benzina sulle gambe minacciandola di darle fuoco. E’ un crescendo.
Due rom, padri di bimbi che frequentano la scuola, vengono affrontati e picchiati brutalmente. E’ una pioggia di ritorsioni e di attentati incendiari. Ci può scappare il morto. E proprio quei due genitori umiliati, offesi, malmenati danno il via alle indagini raccontando tutto agli inquirenti e consentendo alle forze dell’ordine su ordine dei pm antimafia di assicurare alla giustizia quei venti camorristi.
Luigi Fonderico