Una matassa aggrovigliata con l’ assessore all’Istruzione del Comune di Napoli, la bianco vestita, Annamaria Palmieri che non riesce a dipanarla. Questa l’istantanea scattata dai precari della scuola che senza appello bocciano l’operato dell’esponente della Giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris.
Dal canto suo il primo cittadino non sembra molto contento del rendimento della sua assessora: tanto è vero che avocato a sé la faccenda.
Malumori malcelati, segreti di pulcinella, facce tese da indurre i bookmakers di Palazzo San Giacomo a pronosticare tra le prossime vittime dell’ex pm figuri proprio il nome dell’assessora. Dopo l’uscita di scena di Pino Narducci e Riccardo Realfonzo sembra che la scimitarra del samurai de Magistris si abbatterà su Annamaria Palmieri. Giurano che non sarà una brusca “cacciata” pare che si studi una exit strategy e le attenzioni si concentrano sul nascente movimento arancione, imminente la presentazione del manifesto e la prima uscita nazionale.
Occorrono quadri, dirigenti, candidati che diffondino il verbo di Giggino ed evangelizzino l’intero paese. Ci potrebbe essere una ricollocazione-spostamento complessiva- mente di almeno cinque attuali assessori-apostoli. I nomi sono top secret ma i sussurri accreditano in uscita oltre alla Palmieri anche Marco Esposito, Sergio D’angelo, Alberto Lucarelli e Anna Donati. Per alcuni, vedi il caso Palmieri ed Esposito, si tratta di una bocciatura mentre per altri D’Angelo, Lucarelli e Donati si tratterebbe di una promozione, un trampolino di lancio sul palcoscenico del governo nazionale .
Tornando al ginepraio scuola tutto è agganciato a due paroline magiche : “Indispensabilità e infungibilità dei servizi educativi”. L’unica possibilità per salvare le 350 insegnanti precarie degli asili nido di Napoli contro la scure dei tagli del bilancio comunale è affidarsi alla Carta Costituzionale. L’inghippo è nato per lo stop forzoso dettato dalla Corte dei Conti (la magistratura contabile) nell’imporre all’amministrazione il rispetto della legge che stabilisce il rapporto tra spesa corrente e spesa per il personale del Comune di Napoli (e delle aziende partecipate) che non deve superare il 50%. Una cesoia vera e propria perché gli incarichi annuali delle insegnanti precarie (350 lo scorso anno) rappresentano più del 35% dell’intero personale.
L’assessora Palmieri aveva clamorosamente trascurato i risvolti dell’intera vicenda. Durante un incontro di fuoco con le precarie in un discorso molto “autocentrato” aveva fatto capire che per salvare cavoli e capri si poteva pensare alla nascita di piccole cooperative di precarie insomma provare ad esternalizzare il servizio prima infanzia un po’ come accade in Emilia Romagna e Toscana.
A dare una sterzata e studiare in profondità la complessità del problema è sceso in campo direttamente il sindaco de Magistris che ha trovato nel city manager Silvana Riccio un punto di riferimento per giocare la carta costituzionale e allo stesso tempo per introdurre una governance innovativa made in Naples. Per accreditare l’operazione e convincere il governo nazionale il provvedimento sarà accompagnato da un allegato: il parere favorevole del noto costituzionalista Mario Bertolissi, avvocato e professore all’Università di Padova. Morale della storia: la Palmieri ha fatto flop.
Arnaldo Capezzuto