SARA’ INEVITABILE prorogare di almeno tre mesi il contratto con la Romeo gestioni Spa. Il Comune di Napoli, guarda caso, non è riuscito a elaborare i bandi di gara per l’affidamento della gestione del proprio patrimonio immobiliare. Il 18 dicembre formalmente scadrà il rapporto che lega la terza città d’Italia con l’azienda del discusso imprenditore Alfredo Romeo, non proprio uno stinco di santo, è stato
condannato per corruzione a due anni di reclusione (vicenda Global service).
Pare che i ritardi accumulati da Palazzo San Giacomo siano da imputare proprio alla transazione sottoscritta con Romeo per rientrare del debito che il Comune vantava nei confronti dell’imprenditore posillipino. Sul piatto resta il progetto “Insula della Dogana” e tanto altro. Al di là delle future scelte che adotterà l’Amministrazione c’è la certezza che Romeo non uscirà di scena. I segnali ci sono tutti.
Recentemente è stato direttamente il sindaco Luigi de Magistris a dire : “Quando finisce la campagna elettorale e arriva il momento del governo, devi ragionare in modo diverso e nell’interesse della città. Per forza. E nella vicenda Romeo è mancato, e manca ancora, anche da parte di chi critica, un dibattito su quello che si vuole fare nel post-Romeo. Mi sarei aspettato, anche da chi ha guardato in modo critico la transazione, che è un’ottima transazione, un’alternativa. Invece niente. Se non avessimo fatto l’accordo con il nostro concessionario, sia chiaro, il bilancio non l’avremmo approvato e saremmo andati in dissesto. Romeo, poi, aveva crediti accertati che gli davano ragione e la transazione era del tutto obbligata anzi sta andando egregiamente. Stiamo introitando importantissime somme di denaro e nello stesso tempo vendendo 1500 immobili. In questo modo non avremo più l’onere della manutenzione dando a fasce deboli della città in proprietà degli immobili”.
A sentire i rappresentanti della Giunta pare che Romeo a Napoli faccia del volontariato. Anche la storia che un privato debba gestire perfino sotto il profilo puramente burocratico il piano di dismissioni delle case Erp è un’anomalia tutta partenopea. La domanda: che ci sta a fare allora l’assessorato al Patrimonio?
Arnaldo Capezzuto