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I PATTI SI MANTENGONO.
Le cambiali vanno onorate. Specialmente se si tratta di promesse elettorali. Ne sa qualcosa il Popolo della Libertà che in Campania per incassare consensi e vincere le elezioni ha dovuto promettere, promettere, promettere. Il “lavoro” che ha dovuto fare il senatore e coordinatore regionale Francesco Nitto Palma è stato enorme.

Affrontava una campagna elettorale senza il supporto del deputato uscente Nicola Cosentino, l’impresentabile, che ora rischia seriamente la galera. 

I pm partenopei hanno dato parere negativo alla richiesta di revoca della misura cautelare avanzata dalla difesa dell’ex sottosegretario all’economia. Sarà il giudice a decidere, a lui spetta l’ultima parola prima del 15 marzo data entro la quale decadrà l’immunità e l’impunità di molti. Per ora il pm nella stesura del suo parere è stato chiaro: “Non può essere la mancata ricandidatura a far ritenere annullato il potere di influenza politica di un uomo che così potente è stato per circa venti anni, soprattutto se quella candidatura è stata una decisione assunta all’ultimo secondo utile dal partito per ragioni di mera opportunità e convenienza, e non per una reale rottura o per ripudio della personalità del Cosentino”. Amen.

Il partito di Silvio Berlusconi ha vinto in Campania anche se però ha perso molti punti percentuali ben 19 rispetto a 5 anni fa. Restano le cambiali – dicevamo – cambiali onerose. E’ stato proprio il coordinatore Palma a promettere mari e monti per accalappiare i voti. A cominciare dalla “Grande Promessa” anti-ruspe, contrattata con il popolo delle 60mila demolizioni già disposte da sentenze passate in giudicato, e con quello degli abusivi.

L’ex Guardasigilli rassicura e rilancia con poca convinzione: “Presenteremo subito un’iniziativa di legge per tutelare gli interessi dei cittadini campani che non possono vedere andare giù la loro prima casa”. E sibillino si rivolge al presidente della Regione: “Anche il governatore Stefano Caldoro dovrà fare la sua parte”.

Scherziamo? Il territorio campano è stato devastato dal cemento abusivo. In barba a tutti i divieti sono stati edificate ville, palazzi, appartamenti, ristoranti fregandosene delle regole minime. In alcuni casi – vedi i comuni di Giugliano, Villaricca, Casoria, Melito, Sant’Antimo – è stata la camorra in combutta con politici e funzionari pubblici a costruire. Vicenda che ho già illustrato in un mio precedente post regolarmente impallinato dal vasto popolo degli abusivi. Nella maggior parte dei casi era e sono le stesse ditte orbitanti nella galassia delle cosche a edificare. Una catena di Sant’Antonio, una partita di giro che ha riempito e finanziato di milioni di euro le stesse casse dei clan.

 

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Il Fatto Quotidiano blog di Arnaldo Capezzuto

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