QUESTO PAPA con la sua trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio saprà dare quella svolta alla Chiesa e alla società”. Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe parla all’indomani dell’insediamento del nuovo pontefice Jorge Mario Bergoglio.
Le parole del capo della chiesa napoletana stridono e fanno rumore. Non a caso l’Arcivescovo partenopeo parla della trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio di Papa Francesco e non certo della trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio propri.
Il nuovo inquilino illustre della Santa Sede lo ha detto chiaramente: “Mi chiamo Francesco perché lui ha incarnato la povertà. Io voglio una Chiesa povera per i poveri”. L’ex Papa Rosso resta, invece, espressione della vecchia chiesa fatta dai potenti e dove il potere è per il potere.
Crocifissi d’oro, vetture con autista, scorte, segretari e corte dei miracoli, affari e intrighi insomma il contrario di ciò che predica il gesuita Jorge Mario Bergoglio. La carriera di Crescenzio Sepe ha una svolta quando per conto di Papa Giovanni Paolo II, ottiene l’incarico di organizzare il grande Giubileo del 2000. Un evento mondiale.
Figurarsi che a distanza di tanti anni – pare – che ci siano ancora depositi zeppi a Oltretevere di magliette, gadget, cappellini, bandierine, telefoni cellulari, pubblicazioni, torce, bottigliette d’acqua con stampato il logo delle Porte sacre.
Decisionismo e trasversalità questi i punti di forza che hanno catapultato Sepe – senza alcun avversario – alla poltronissima della potentissima Prefettura della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Propaganda Fide, il vero centro dei poteri di Città del Vaticano.
Esiliato da Papa Benedetto XVI – il 20 maggio 2006 – il Papa Rosso incassa con non pochi mal di pancia la destinazione Napoli. Lui combatte. Entra in città baciando il suolo del quartiere Scampia e non si perde d’animo. Aste di beneficenza, giubileo azzurro, case per la carità, sguardo ai bisognosi, denunce plateali, alzate di voce, spettacoli, eventi, partite del Napoli.
Sepe fatica e con la frase-slogan “a Madonna t’accumpagn” entra nei cuori del popolino partenopeo. I politici sgomitano per apparirgli accanto. Il grido di battaglia è: facimm ammuina (anche se sulla sua berretta porpora pendono gravi e mai chiarite inchieste giudiziarie). Il cardinale da bravo pastore non cura solo le anime dei fedeli ma soprattutto – come il suo predecessore Michele Giordano – i bisogni dei suoi tre nipoti: due sono sistemati al discusso consorzio “Eco 4” dei fratelli Orsi e un altro all’Anas grazie all’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, Governo Berlusconi.
Riconoscente Sepe gli “svende” un immobile del Vaticano molto al di sotto del prezzo di mercato e l’ex ministro contraccambia con un allegro finanziamento per la costruzione e l’allestimento di una pinacoteca fantasma in piazza di Spagna. Le indagini sono state adagiate su un binario morto. Lo scandalo esplode e incrina i già non buoni rapporti con il Papa emerito Benedetto XVI.
L’Arcivescovo si fa voler bene. É un buon amico di lunga data del deputato uscente e recluso presso il carcere di Secondigliano, Nicola Cosentino. Sono quasi compaesani: Sepe è natio di Carinaro, piccolo comune casertano poco distante da Casal di Principe, paese d’origine dell’ex sottosegretario.
Si piacciono talmente che il cardinale oltre ad usufruire dei suoi buoni uffici per far assumere i nipotini all’Eco 4, si adopera per fargli acquistare un appartamento a Roma a prezzo modico. Tra le frequentazioni di Sepe quando era di casa in Vaticano non c’erano proprio i poveri e gli ultimi tra ultimi ma pezzi da novanta della finanza, dell’imprenditoria.
Un esempio è il costruttore inquisito Diego Anemone o l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso oltre a una folta schiera di banchieri e yes men. E pensare che proprio in queste ore per un controbilanciamento di poteri – sembra – che l’arcivescovo aspiri a diventare segretario dello Stato di Vaticano al posto del cardinale Tarcisio Bertone.
Arnaldo Capezzuto