E’ STATO UN PESTAGGIO mediatico. Ma soprattutto un pacchiano e sospetto analfabetismo giornalistico senza pari. Ecco, in un paese normale già ci sarebbero state le dimissioni, irrevocabili del direttore responsabile della testata e dei cronisti che hanno firmato l’articolo con cui si faceva passare l’acqua di Napoli come inquinata e pericolosa per la salute. Riga dopo riga si è costruito un atto d’accusa gravissimo e ingenerato un procurato allarme nella popolazione. Si è scatenata una vera e propria psicosi sociale che inizialmente ha provocato l’assalto dei partenopei ai supermercati a caccia di confezioni d’acqua.
“Bevi Napoli e poi muori” è la copertina choc o meglio il “pacco” comparso sull’ex autorevole settimanale “L’Espresso” del gruppo editoriale targato De Benedetti. Un servizio confezionato o più giusto pre-confezionato con superficialità e pressapochismo. Un danno d’immagine internazionale valutato dall’amministrazione comunale in un miliardo di euro.
E’ quanto il Comune di Napoli con l’appoggio dell’opposizione ha chiesto attraverso i suoi avvocati all’editore de “L’Espresso”. Si è gettato fango su una città e una popolazione spacciando l’inchiesta giornalistica del settimanale come un contributo alla trasparenza e all’informazione. Falso.
Si tratta, invece, di un attacco diffamatorio senza precedenti ad una città italiana. Nel paese di Alice nessuno paga. Anzi la casta dei giornalisti partenopei invece di prendere una posizione critica verso il direttore ha fatto come sempre: far finta di niente. L’unico risultato raggiunto dall’Espresso è stato forse quello di vendere qualche copia in più. Del resto il settimanale sembra non godi di buona salute.
I poligrafici, infatti, da mesi protestano contro il nuovo piano industriale della testata che li vedrebbe espulsi o quanto meno ridimensionati dal ciclo di lavoro. Una volta esisteva lo stile “Espresso”, un modo di intendere e vivere il mestieraccio con serietà e verifica zelante dei fatti.
Una scuola rigorosa per generazioni e generazioni di cronisti. Di quello stile resta ben poco. Bruno Manfellotto, (vedi foto) – tra l’altro napoletano – attuale direttore de “l’Espresso” anche di fronte all’ imbarazzante errore neppure ci ha pensato un attimo a chiedere scusa. Oppure a dare alle stampe una copertina risarcitoria Niente.
Ciò che ha colpito della bruttissima vicenda è l’autorefenzialità e l’essere staccati dai fatti di quelli dell’Espresso. Bastava chiedere i dati all’azienda idrica napoletana ABC oppure consultare il sito della stessa con tutti i rilevamenti aggiornati strada per strada oppure ancora chiedere all’Asl Napoli 1.
L’acqua di Napoli è pulita, potabile e superiore qualitativamente in media all’acqua corrente che si beve in tutta Europa. Di fronte a dati scientifici inequivocabili, incrociati, garantiti e aggiornati qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Napoli.
Arnaldo Capezzuto