E’ CAOS. Il più antico Teatro d’opera d’Europa ostaggio di una strana lobby. Michele Lignola, attuale direttore dell’Unione Industriali di Napoli, è stato nominato commissario del San Carlo.
Una decisione d’imperio adottata dal ministro Bray. Nei fatti un ceffone assestato sul volto del sindaco Luigi De Magistris.
Un epilogo per molti scontato a cui il primo cittadino si è opposto con un ricorso al Tar. Ci sono le sacrosante e preoccupate ragioni dei lavoratori e l’inquietudine per il destino del Massimo partenopeo, istituzione culturale e artistica tra le più prestigiose e antiche d’Europa. Su tutto si staglia il silenzio della soprintendente Rosanna Purchia.
Bilanci forse solo sulla carta perfetti e trasparenti. Sospetti che hanno spinto il primo cittadino a chiedere un rapporto minuzioso sulla vera situazione economica del Teatro.
Un pastrocchio che giorno dopo giorno si arricchisce di particolari e dettagli che fanno arrossire. Come, ad esempio, crediti, quelli della Regione, del Teatro Festival che vanta la Fondazione e mai incassati. Si va avanti con assemblee e contro assemblee, bracci di ferro, proposte, riunioni operative, occupazioni e spettacoli che saltano. E’ il caos, appunto.
C’è di fatto che all’appello della Fondazione San Carlo mancano circa 40 milioni di euro, una voragine finanziaria. Il Comune di Napoli dal canto suo con generosità e senso di responsabilità – prima del commissariamento – aveva messo a disposizione degli immobili bancabili come garanzia per accendere un mutuo e ricapitalizzare la fondazione. Ma la situazione non è proprio semplice anzi si è aggravata anche alla luce del pronunciamento della Corte dei Conti che ha bocciato il piano di rientro di Palazzo San Giacomo.
Uno sforzo che l’amministrazione stava conducendo per ripianare il dissesto finanziario ereditato dalle precedenti amministrazioni. Eppure quei 40 milioni di euro sono una somma spropositata. Non è chiaro come il San Carlo abbia accumulato un deficit cosi pesante. Ci sarebbero state spese per migliaia di euro per convegni, foto, cachet degli ospiti ma anche e soprattutto stipendi da capogiro per il gruppo dirigente della Fondazione quando l’amministrazione della Fondazione era saldamente nelle mani del potente commissario straordinario Salvatore Nastasi.
A suo tempo fu proprio il burocrate a nominare Rosanna Purchia come nuovo sovrintendente del San Carlo. Il mandato della Purchia era legato alla mission dello stesso Nastasi. Nel momento in cui terminava il potere commissariale era giusto e naturale nominare un nuovo soprintendente. Ciò non è avvenuto.
La Domenica settimanale è stato l’unico giornale che – denunciò – le dubbie politiche industriali (gestione Nastasi) e le strane iniziative di sviluppo del teatro. Segnalammo la presenza nell’organizzazione del Lirico della moglie di Nastasi ovvero Giulia Minoli, figlia dell’ inventore di Mixer.
A lei un incarico come responsabile del museo dedicato al Massimo partenopeo e inaugurato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ il Teatro dei misteri dove interessi, potere, amicizie e clientele la fanno da padroni. Un bel giocattolo finito nelle mani dei padroni di Napoli che più di prima mostrano di stare in salute.