Comincio da me, chiedo scusa per essermi allontanato ma credetemi siete stati sempre nel mio cuore. Non è mancato giorno in cui non ho sentito la mamma e il papà del nostro Angelo Biondo e aiutato chi potevo aiutare a Forcella.
Don Luigi Merola, non è più un prete ragazzino, si commuove davanti alla tomba di Annalisa Durante, appena 14 anni, uccisa il 27 marzo di 10 anni fa in via Vicaria Vecchia a Forcella. Vittima innocente, l’ennesima di una città eternamente in guerra. Il suo assassino è vivo e sconta la pena in carcere.
Si chiama Salvatore Giuliano, un cognome e una famiglia a garanzia criminale. Il rampollo, uno dei tanti, nel difendersi da un agguato sparò verso i suoi attentatori ma il colpo urtò il tettuccio di un’auto in sosta sul marciapiede e cambiando traiettoria centrò l’occhio di Annalisa, tre giorni di coma poi l’espianto degli organi che hanno salvato la vita ad altre sette persone.
Al cimitero di Poggioreale davanti alla tomba dell’angelo biondo per volontà della famiglia ci sono solo i parenti più stretti di Annalisa, l’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele e un paio di rappresentanti di quelle associazioni che non hanno mai mollato. Una messa silenziosa, intima e una grande sofferenza nell’anima. Dieci anni fuggiti via in un piccolo tempo che sembra davvero non passare mai.
A Forcella, i clan continuano a spadroneggiare. I Giuliano hanno rialzato la testa e ora riescono a rivendere perfino la droga, imporre il pizzo e finanziare con l’usura altri gruppi criminali. Uno scenario da brivido. Lo stuolo di nipoti, cugini, figli di, insomma la terza e quarta generazione si sono rimpossessati del territorio e tenendo aperto il libro del passato ogni giorno consumano piccole vendette o portano avanti vecchi regolamenti di conti.
La sconfitta più insopportabile è sapere che in quelle viuzze attorcigliare in qualsiasi momento di un qualsiasi giorno qualcuno potrebbe sparare e un proiettile vagante colpire una nuova Annalisa Durante. Ha ragione Don Luigi Merola quando afferma che – a distanza di dieci anni – occorre chiedere scusa ad Annalisa e alla sua famiglia. Ogni iniziativa encomiabile: vedi la scuola che porta il nome di Annalisa, la ludoteca, la struttura “Piazza Forcella”, la biblioteca inventata da Giovanni Durante, i laboratori teatrali, i tanti progetti che aspettano di decollare ecco tutto non può bastare.
Lo Stato a Forcella dev’essere presente. Occorrono posti di blocco, segnaletica, polizia municipale, occorre aprire quella periferia del centro storico alla città. Perchè Annalisa è nelle pupille degli occhi e nel cuore di Napoli.
Arnaldo Capezzuto