Al Giardino di Melissa c’è la speranza

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Napoli sotto attacco. Gli spari riecheggiano e il sangue è tornato a scorrere. Sono fiammate di violenza criminale. Al centro dell’esplodere dell’ennesima faida o guerre a bassa intensità c’è chi da cecchino di mestiere spara con altrettanta violenza sulla città.

E’ il nuovo sport : spar(l)are di Napoli. Basta intingere il pane nei classici stereotipi simil-cammorristici coltivati ad arte per compattare il fronte italico –istituzionale. Pericoli interni ed esterni. Il sottile filo della paura che costringe a rinchiudersi e difendere il proprio orticello.

La Napoli che non ha voglia di stare nascosta, appollaiata dietro una finestra e di rinchiudersi, ribolle. Dignità, orgoglio e speranza. Partecipare, scendere “miezz’a via”.

Il mondo dell’associazionismo– Identità insorgenti, (R)esistenza Anticamorra, Pollici verdi tra gli altri- palpita e dialoga, cercando di mettersi in rete. “Perché è la somma che fa il totale “ diceva Totò.

Proprio nei momenti più difficili, nel giorno in cui si festeggia il santo Patrono a cui l’humus popolare chiede di “metterci a mano soja”, i volontari dell’associazione “Volontari per Napoli Ri-puliamo Napoli” capitanati dall’indomabile e vulcanico Enzo Martelli, fiancheggiato da Anna Cicatiello e tantissimi altri, organizzano, nel Giardino di Melissa a Scampia.

E’ la prima edizione di una nuova iniziativa con l’auspicio di un florido sequel:  “Ce ‘a facimm allert allert”, con l’intento di promuovere la tradizione culinaria napoletana con piatti che i più giovani hanno avuto occasione di riscoprire.

‘O cuzzetiello di pane coi fagioli, il pane sale e olio, la zuppa di soffritto (una zuppa con ritagli di carne, sugo e peperoncino). E ancora il casatiello e la frittata di maccheroni per arrivare ai dolci tipici: pastiera, babà e sfogliatelle, per la gioia di grandi e piccini.

Un giardino strappato a forza al degrado. Pieno di fiori, che riecheggia di grida di gioia e risate. Musica, con le note di Pino Daniele che volano morbide. Alla fine, anche una piccola lotteria. Aggregazione. Solidarietà. Vita. Queste le immagini e le parole chiave di un contesto in cui la “normalità” è un metro di misura tutto da inventare.

Alla manifestazione ospite  il sindaco di strada, Luigi De Magistris. Un bagno di folla: famiglie, anziani, bambini, gli abitanti della “devastata “Scampia. I giochi per il giardino. Gli alberi pericolanti. Il soffitto che scorre. Ciascuno con una richiesta. E De Magistris un po’ come San Gennaro non dice mai no. E il primo cittadino non si è risparmiato, ascoltando tutti, non lesinando anche qualche battuta, sorrisi e parole di conforto, annotando nomi e numeri di telefono.

E’ un modo concreto di rispondere con i fatti a chi considera Napoli e i napoletani “elementi costitutivi della camorra”. E spiega : “Ogni occasione è giusta per denigrarci. Ho fatto le cose con coraggio e non mi sono piegato”.

Parole che ben sintetizzano lo spirito dell’evento. E forse dell’intera città. Quella che, senza cadere nella solita retorica del riscatto, delle parole e delle azioni impresse solo sulla carta stampata, vuole agire, rimboccarsi le maniche e cerca di scrollarsi di dosso stereotipi e clichè, triti e ritriti. Buoni solo a chi fa comodo fermarsi alla superficie delle cose. Una Napoli “in cui ci sono cose che non vanno. Ma che non vuole mollare, che sta riacquistando la sua dignità”.

“Credo che questo sia il modo migliore per rispondere alla superficialità”. Lo dice il sindaco, a Scampia che non è un’altra Napoli, ma solo una faccia della stessa medaglia, ciascuno ha il dovere di crederci. E lottare. Sempre.

Monica Capezzuto

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