Napoli e la Campania in generale è stato un laboratorio anche nella catastrofe. Un’emergenza annunciata, sostenuta e falsificata: i rifiuti. Ora tocca a Beirut piombare nell’inferno. Da quando, più di sei mesi fa, le autorità hanno chiuso la discarica principale di Beirut, il Libano è in piena crisi dei rifiuti.
Adesso anche il luogo messo a disposizione dalla società privata che doveva temporaneamente gestire lo smaltimento della spazzatura è al completo e i sacchetti dell’immondizia si accumulano per le vie della città. Scene che fanno accapponare la pelle e agitare gli incubi passati dei campani.
Un fiume di rifiuti maleodoranti e pericolosi travolge le strade del Libano senza che sia ancora stata trovata una valida soluzione o meglio un percorso per mettere in sicurezza igienicamente la regione.
Il ministro dell’Ambiente Mohammad Machnouk ha nuovamente tirato in ballo il sito di Naameh, a sud di Beirut, la vecchia discarica chiusa a luglio, quando i residenti impedirono l’accesso ai camion della nettezza urbana.
Inaugurata nel 1997, era stata progettata con una capacità di circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti, ma ne ha poi raccolti più di 15 milioni. Dalla sua chiusura, la spazzatura è stata bruciata e scaricata in tutto il paese o accatastata in discariche temporanee, che adesso sono tutte piene.
Tornando alla Campania resta fermo ancora e inspiegabilmente la legge regionale e il piano sui rifiuti. Nel frattempo l’Unione Europea ci notifica multe salate.
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