“Voglio che tu sappia che non sei mai sola. Qui tutti preghiamo per te. Noi su questa terra e il mio piccolo angelo in paradiso. Non molare piccola Noemi. Ci stringiamo vicino ai tuoi familiari. Tu sei la figlia di questa città. I genitori di Annalisa Durante”.
Sono parole semplici, delicate, sussurrate. E’ stato Giovanni Durante, il papà di Annalisa, che all’età di 14 anni trovò la morte sotto casa al rione Forcella, a farle pervenire all’ospedale pediatrico Santobono.
E’ qui che da venerdì scorso combatte contro la morte la piccola Noemi, 4 anni, colpita da una pallottola vagante nel corso di un raid in piazza Nazionale.
Un pensiero rivolto Fabio e Tania, i genitori della bimba, che stanno vivendo lo stesso dramma che il papà e la mamma di Annalisa vissero la sera di quel maledetto 27 marzo del 2004.
Un agguato tra gruppi criminali e un colpo centrò alla tasta Annalisa, tre giorni di coma, la morte e l’espianto degli organi che salvarono la vita ad altrettante persone.
I genitori di Annalisa, l’angelo biondo, da 15 anni si dedicano a coltivare nel rione la memoria della figlia: lei più riservatamente, lui occupandosi di ragazzi, partecipando alla presentazione di libri della vicina associazione, ospitando alcuni giovani nella piccola biblioteca del rione.
L’altro giorno hanno voluto far arrivare subito il loro sostegno, attaccando un piccolo collage all’ingresso del Santobono. “Noi Durante, tutti, preghiamo per te”: è il senso. Cioè: noi qui ora, ” e dal paradiso il nostro piccolo angelo”, Annalisa. Sottinteso: Annalisa non puoi sapere chi è, è stata buttata giù proprio come te da un proiettile vagante di camorra.
Quel pensiero scritto su di un cartoncino con l’immagine di Annalisa e lasciato sul cancello del Polo pediatrico vuole essere una preghiera ricolta proprio all’angelo biondo di Forcella affinché aiuti la piccola Noemi.