Un summit con un Luigi Di Maio che getta acqua sul fuoco, ascolta con attenzione, sussurra e intervalla battute con un tono di voce acquiescente.
E’ l’effetto del voto del 26 maggio in cui la Lega ha totalizzato il 34 per cento dei consensi. Matteo Salvini nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi ha dettato l’agenda dei prossimi provvedimenti.
Il capo del Carroccio non ha firmato alcuna tregua con gli alleati di Governo ma il faccia a faccia è servito a chiarire che per ora non c’è alcuna intenzione di far cessare la legislatura.
Si comincia martedì, quando in Consiglio dei ministri arriverà il secondo decreto sicurezza, e si prosegue su Tav e Autonomie. Pare che Di Maio abbia pregato Salvini di non anticipare alla stampa provvedimenti a cui lavorano i grillini affinché non si creino tensioni interne tra le fila dei parlamentari pentastellati.
Entrambi hanno discusso sul nuovo richiamo della Ue e sull’esigenza di dare un segnale agli italiani con l’abbassamento delle tasse. Salvini non chiede poltrone ma ormai è scontato che voglia anzi pretenda un tagliando all’esecutivo con un passo indietro dei ministri Danilo Toninelli e Giulia Grillo.
Sulle obiezioni della Commissione Ue sul debito e l’avvio della procedura d’infrazione toccherà al premier Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Giovanni Tria avviare una trattativa serrata senza però abbassare il capo.
Il leader dei 5 Stelle almeno ha portato a casa la rassicurazione che il Governo prosegue il suo mandato e quindi per ora è scongiurato il ritorno alle urne a settembre, se le cose dovessero complicarsi a questo punto la finestra utile è quella autunnale e significherebbe spostare a primavera 2020 l’eventuale ritorno al voto.
Pier Paolo Milanese