Cominciò la sua avventura al ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico mostrando in una lunga diretta Fb le stanze, i corridoi e gli uffici dei Palazzi del Potere.
Neppure immaginava e forse conosceva la vastità e la delicatezza delle materie da gestire dei due ministeri accorpati.
Una partenza sprint a colpi di propaganda prima con il decreto Dignità e poi con i lavoratori atipici dell’Uber.

Sembrava la grande battaglia vinta, lo spaccato simbolico che nell’immaginario collettivo doveva annullare le distanze tecniche, le perplessità e i dubbi dell’opinione pubblica e di settore di vedersi seduto su quelle due poltrone importanti un giovanissimo ministro, privo di esperienza e che nella vita lavorativa non ha mai fatto nulla di importante tranne i trascorsi a vendere bibite allo stadio San Paolo e implementato qualche sito web.
Eppure il ruolo di ministro del Lavoro e di ministro dello Sviluppo Economico è stato sempre ricoperto da politici esperti, tecnici oppure da economisti. Ciò è avvenuto non casualmente, infatti, sono posti di responsabilità delicatissimi.
La crisi economica, i mercati che si chiudono, le aziende con oggettivi problemi di vendita stanno contribuendo ad acuire la situazione.
La stella del giovane ministro non brilla più proprio perché il mare è in tempesta e la rotta è incerta.
Luigi Di Maio appare un corpo estraneo, nella trattativa, nei tavoli, con davanti i dossier sembra non riuscire a masticare politica, a dare risposte, fornire soluzioni.
Mostra inesperienza, disorientamento e l’assenza di capacità nell’imprimere proprie idee e linee generali.
In più pesa anche l’assenza di un supporto qualificato e specializzato ai due ministeri. Ciò è conseguenza dell’aver azzerato con un massiccio spoil system riconosciute professionalità e esperienze. Al posto di direttori e consulenti formati sul campo si è preferito sistemare gente segnalata e vicina al movimento.
La figura di Di Maio ministro, insomma, è sempre più opaca e sfumata. L’assediato è costante. Le crisi e le vertenze tolgono il fiato. In più c’è il ruolo di vicepremier e leader politico del M5S che distolgono l’attenzione e le energie.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: i due ministeri sono praticamente fermi.
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