“Un fascista al Governo”, l’imbarazzo del premier Conte

tata una giovane donna ad interrompere il premier e ribattere a muso duro. E’ la chiara sensazione lampante per Conte di essersi infilato in un clamoroso cul de sac.

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E’ bastato che il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte parlasse di stranieri e di un sentire comune nel Paese d’intolleranza nei confronti dei migranti per far insorgere la platea riunita presso l’Oasi Figli in Famiglia onlus di Carmela Manco a San Giovanni a Teduccio a Napoli.

E’ stata una giovane donna ad interrompere il premier e ribattere a muso duro. E’ la chiara sensazione lampante per Conte di essersi infilato in un clamoroso cul de sac.

“Presidente si è chiesto il perché? – urla la donna – Li facciamo morire nelle carceri della Libia oppure li lasciamo nelle mani dei governi locali. Ci siamo mangiati il sangue dell’Africa e del Medio Oriente, così combattiamo l’immigrazione, non lasciandoli morire oppure ammazzandoli a mare”.

Un applauso scrosciante e poi la dura accusa : “Un fascista abbiamo al governo, un fascista abbiamo al governo quando ce ne liberiamo?”.

Conte barcolla. Sguardo basso e imbarazzo. Cerca di abbozzare una controreplica. Lo scontro è frontale. Il presidente del Consiglio non si aspettava la contestazione e più che altro cerca di restare calmo. Tira il fiato. Pesa le parole e tenta di non commettere nessun passo falso. Il sentiero è sdrucciolevole. Dribbla e blocca il prorogarsi dell’incendio.

Occasione della visita del premier, la presentazione del secondo rapporto “le voci di dentro” su NapoliEst prodotto dal Comitato d’inchiesta su camorra e corruzione presieduto dal giornalista Sandro Ruotolo e istituito dal sindaco Luigi de Magistris.

Un lavoro rigoroso di ascolto dei territori e di un paziente assemblaggio della rete di associazioni, cooperative sociali, comitati, istituzioni, scuola e cittadini, insomma, coloro che in silenzio si battono ogni santo giorno per il riscatto civile e la conquista dei diritti.

NapoliEst è solo un pretesto per discutere dei territori soffocati dalle mafie, colpa l’abbandono, lo sviluppo mancato e l’assenza di una visione strategica.

Non è stata casuale, infatti, la presenza anche di cronisti come Paolo Borrometi, Giovanni Tizian e Nello Trocchia finiti sotto tutela delle forze dell’ordine perchè ‘colpevoli’ di avere il maledetto vizio di raccontare.

NapoliEst è un paradigma senza coordinate geografiche dell’Italia.

Arnaldo Capezzuto

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