Don Silverio Mura tornerà a fare il prete. La decisione è stata comunicata dalla Curia di Napoli attraverso una nota a firma dello stesso cardinale Crescenzio Sepe.
Sapeva che fosse stata una traversata nel deserto tra ingiustizie, reiterata omertà e odiosa indifferenza però non immaginava che si arrivasse a tanto. Diego Esposito, nome finto per proteggere la sua famiglia ma dopo la deflagrazione della morte del suo amato figlio ha rotto gli argini.
Arturo Borrelli, ex guardia giurata, si è tolto la maschera e ha raccontato al mondo di essere stato abusato da ragazzino da don Silverio Mura, un prete di una chiesa di Ponticelli. Una storia emblematica accaduta sulla fine degli Ottanta: oltre ad Arturo ci sono altri ragazzini che accusano il prelato.
Il caso fu sollevato da Papa Francesco che su sollecitazione della stessa vittima ordinò alla Curia di Napoli di tirare fuori dal cassetto la denuncia. E’ una storiaccia di pedofilia, imbrogli, protezioni, depistaggi e indifferenza. E’ l’unità di misura che segna drammaticamente la distanza che intercorre tra una certa chiesa e il Vangelo.
Di fronte a prove schiaccianti, alla stessa confessione del parroco, a quella ammissione portata in una trasmissione televisiva, la chiesa non ha mosso un dito anzi ha fatto massa critica, si è chiusa a riccio, depistando e tutelato il parroco. Una chiesa omertosa che ha addirittura consentito a Don Mura di dire messa, animare il catechismo in una chiesa del Nord Italia sotto falso nome.
Il suo allontanamento è avvenuto solo ed unicamente grazie alle polemiche sollevate dalla trasmissione ‘Le Iene’ che ha scoperto la singolare circostanza gettando ancora di più ombre sulla volontà dei vertici della Curia di Napoli e del Vaticano di fare chiarezza.
Nonostante il clamore mediatico, il parroco nel marzo scorso il Tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi di Milano lo ha assolto in primo grado dall’accusa di aver commesso abusi su Arturo nel 1989.
Ora, scaduto il termine per presentare appello, quella sentenza di primo grado è passata in giudicato e tempestivamente Largo Donnaregina ha riabilitato il sacerdote.
Revocata la misura cautelare di sospensione dall’esercizio pubblico del ministero sacerdotale, disposta nel maggio 2018 dal cardinale Crescenzio Sepe forse anche un sassolino dalla scarpa tolto nei confronti del Pontefice. Nella nota della Curia si evidenzia che la Congregazione per la Dottrina della Fede, titolata a ricorrere contro la sentenza di primo grado, non ha avanzato alcuna richiesta in merito.
“Premesso che l’umana sofferenza va sempre rispettata e compresa, ovunque si possa rinvenire, e che la vicenda giudiziaria in oggetto è stata per tanti motivo di dolore, l’Arcidiocesi di Napoli comunica che il percorso della giustizia ecclesiastica è giunto alla sua conclusione, che accogliamo in spirito di fede e di obbedienza”, si legge nella nota della Curia partenopea.
Arturo ed i tanti come Arturo, insomma, non avranno giustizia. Amen.
Arnaldo Capezzuto