Nella basilica di San Pietro, Papa Francesco ha celebrato messa per 250 tra rifugiati e volontari che li assistono. La funzione è coincisa a sei anni dalla visita del pontefice a Lampedusa (8 luglio 2013).
“A tutti sia data una casa e una patria” – ha detto il Pontefice nel corso dell’omelia – “I cattolici sono con chi salva le vite”.
Il coro, vestito di nero in segno di lutto per i migranti morti in mare, canta il “kyrie eleison” mentre il Papa chiede di guardare “con amore i profughi e gli oppressi” e ricorda Giovanni Paolo II che disse: “I poveri, nelle molteplici dimensioni della povertà, sono gli oppressi, gli emarginati, gli anziani, gli ammalati, i piccoli, quanti vengono considerati e trattati come ‘ultimi’ nella società”.
In una basilica chiusa ai fedeli e aperta solo per i migranti, rifugiati e diverse sigle che si occupano dell’accoglienza dei migranti, il vescovo di Roma pronuncia un’omelia non di circostanza.
“Non si tratta solo di migranti!’, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata – spiega il Santo Padre – Viene spontaneo riprendere l’immagine della scala di Giacobbe. In Gesù Cristo il collegamento tra la terra e il Cielo è assicurato e accessibile a tutti. Ma salire i gradini di questa scala richiede impegno, fatica e grazia. I più deboli e vulnerabili devono essere aiutati”.
Parole dure, forti e rivolte anche contro esponenti del Governo italiano.