0
0
La burrasca è forte. Onde altissime rischiano di travolgere la Lega di Matteo Salvini ormai chiaramente disinvolta ed a suo agio in alcuni ambienti.
Il capo del carroccio torna a difendersi sul caso dei fondi russi al partito. E cerca giustificazioni e negare l’evidenza dei fatti. Gianluca Savoini – indagato dalla Procura di Milano per corruzione internazionale – era presente al vertice fra i ministri dell’Interno nel luglio del 2018 a Mosca.
La sua presenza è documentata da una foto.
“Savoini non era invitato dal ministero dell’Interno”, dice Salvini, né a Mosca, nell’ottobre 2018, né a Villa Madama nell’incontro bilaterale con Putin.
Sta di fatto che Savoini, il braccio di Salvini per tessere rapporti con il Cremlino c’era e si notava. Ci sarebbero tre tweet con tanto di foto che documentano inequivocabilmente che non solo Savoini non era li per caso in luoghi istituzionali ma era presente perché uomo di Salvini.
Intanto, la procura di Milano a breve avvierà una rogatoria per capire l’origine dei flussi finanziari e per capire se davvero sono stati trasferiti fondi neri in seguito alla compravendita di petrolio, di cui si parla nella riunione all’Hotel Metropol di Mosca.
Riunione di cui c’è l’audio diffuso in questi giorni dal giornale dove oltre a Savoini, altri tre interlocutori russi parlano del 4% di sconto “per noi è sufficiente”, percentuale che corrisponderebbe a 65 milioni.
“Ho totale fiducia nella giustizia, che andrà fino in fondo in questa preziosissima indagine e se c’è un rublo fuori posto sarò il primo ad arrabbiarmi, ma suppongo che non ci sia”, aggiunge Salvini e conclude: “Ho totale fiducia nella magistratura italiana, che è la più veloce, la più libera, la più indipendente al mondo, la più solerte, la più efficace, quindi sono tranquillissimo”.
Leggi anche La Lega presenta emendamenti
Leggi anche Scatta la censura
Pier Paolo Milanese
Metti un like alla nostra Fanpage
© Riproduzione riservata
www.ladomenicasettimanale.it
