Matteo Salvini con le mani sporche di marmellata e le bugie che fanno arrossire La Lega cresce al 38 per cento ma deve restituire 49 milioni e cerca disperato denaro per adeguare l'organizzazione

Reading Time: 3 minutes La Lega cresce al 38 per cento ma deve restituire 49 milioni e cerca disperato denaro per adeguare l’organizzazione

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Gli anni al Governo con Silvio Berlusconi, un ventennio, dove l’ex cavaliere ha fatto di tutto e di più tra conflitti d’interessi, guerra senza se e senza ma alla magistratura, uso del potere pubblico per favorire le sue aziende, gestione monopolistica del mercato dei media, favori ad amici degli amici e compagni di merenda, controllo totale del Parlamento per sfornare leggi ad personam hanno visto la Lega Nord di Umberto Bossi e poi di Roberto Maroni, c’era anche un giovanissimo Matteo Salvini, fedele alleato che ne ha condiviso modalità, finalità, e visioni di un potere marcio.

La Lega di Matteo Salvini si nutre di retorica, di chiacchiere, di una propaganda ossessiva e della fisicità e carismaticità del suo leader ma guardando in filigrana quel partito appartiene alle logiche della prima repubblica.

Non sorprende, insomma, il caso dell’ex sottosegretario Armando Siri e il brutto affare dell’eolico, l’uso di emendamenti interessati per addomesticare le leggi e consentire l’approvazioni di norme per soddisfare lobby e amici degli amici.

La Lega governa con gli occhi ben spalancati verso il potere quello che fa fare i voti e non disdegna di utilizzare gli stessi metodi del Berlusconismo come tratto subculturale e degenerativo della politica.

Il caso del presunto finanziamento che da Cremlino doveva affluire nelle casse della Lega inquieta. È chiaro che Salvini mente su tutta la linea. Racconta frottole, bugie a raffica.

È imbarazzato e cerca di far finta di nulla. Ha le mani sporche di marmellata e come un bambino di fronte alla mamma che lo incalza non sa cosa dire.

Arrossisce e le prime palle che gli vengono in mente dice, dimostrando un certo e preoccupante infantilismo. Sotto al vestito di leader, Matteo Salvini non ha nulla. Dice che non sapeva che Gianluca Savoini, suo ex portavoce e grande tessitore, alla cena che si è tenuta a Roma, a Villa Madama, lo scorso 4 luglio, in onore del Presidente Putin era stato invitato.

Savoini è un dirigente della Lega, una persona influente, da anni si è spostato in Russia ed ha costruito una serie di società import/export, un reticolo economico collegato al quartier genere del Carroccio. Presiede l’Associazione Lombardia-Russia ed è un faccendiere che agisce per conto dei vertici della Lega.

La reticenza di Salvini mostra la sua debolezza di fondo. La storia ci racconta che quando un partito cresce a dismisura : da 17 per cento al quasi 38 per cento di consenso in meno di anno occorre mutare l’organizzazione, espandere, irrobustire la struttura.

Operazione che si fa con il denaro, soldi, finanziamenti. Considerando che la Lega è impelagata nella vicenda dei 49milioni di finanziamento pubblico finiti nel nulla e da accordo con il Tribunale deve restituirli in 80 anni, la domanda è questa : dove prende il denaro per adeguare la sua organizzazione in una prtito che in 12 mesi è passato dal 17 al 38 per cento ?

A questa banale domanda, lo straripante Matteo Salvini tace e arrossisce come fa un bambino di fronte alla mamma quando sa di raccontare menzogne.

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Arnaldo Capezzuto

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