Nei guai commercialista, imprenditori e forze dell’ordine. L’accusa è di bancarotta ed evasione fiscale Sigilli al Castello Aragonese di Ischia e beni immobili. Nota dei proprietari del maniero: "Nessun provvedimento giudiziario"

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Avrebbe corrotto militari della Guardia di Finanza da indurli a modificare un verbale. Escamotage per lasciarsi alle spalle una montagna di guai. Il professionista però non aveva fatto i conti con quella parte dello Stato invece che fa il proprio dovere.

Un commercialista napoletano e tre imprenditori agli arresti domiciliari per bancarotta ed evasione fiscale, due appartenenti alla Guardia di Finanza indagati per corruzione (per aver preso una mazzetta per modificare un verbale), 40 milioni di beni sequestrati tra cui il Castello Aragonese di Ischia, un immobile nell’isola di Capri e vari stabili tra Napoli e Roma.

È il bilancio di un’operazione della Guardia di Finanza di Napoli coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord che ha svelato un retroscena dell’attività di un professionista napoletano che, secondo l’accusa, svuotava il patrimonio di società insolventi prima della dichiarazione di fallimento, commettendo anche reati tributari.

Il commercialista avrebbe poi elargito un compenso a due finanzieri per modificare un verbale ed evitare così di non far incorrere un suo cliente in un illecito penale, ma avrebbe frodato lo stesso il suo cliente “trattenendo per sé parte dell’illecito compenso”, informa una nota della Procura.

Sette, complessivamente, le società individuate dalla Guardia di Finanza detentrici del patrimonio illegale. Sui due finanzieri, “sono in corso di esecuzione misure coercitive”, spiega la Procura della Repubblica di Napoli Nord.

Intanto, giunge una nota da parte dei proprietari del Castello Aragonese di Ischia: Anna Cristina Mattera, Giovanni Mattera, Nicola Mattera, Oscar Mattera dove si specifica che la struttura è accessibile e non è interdetta da alcun provvedimento giudiziario.

“La famiglia Mattera, proprietaria della parte più consistente del Castello Aragonese d’Ischia, precisa che tutte le aree di sua competenza – ovvero l’intero percorso di visita (da più di 40 anni aperto al pubblico) e le attività correlate, quali il Ristorante/Bar Il terrazzo, La caffetteria del Monastero, il negozio LoStudio, l’Albergo il Monastero, il ristorante La cucina del Monastero, il Museo della tortura – non sono in alcun modo coinvolte nella vicenda di cui si legge sui giornali in data odierna e, a quanto risulta, non sono interessate da alcun provvedimento di sequestro”.

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