È guerra totale tra il premier Giuseppe Conte e il leader della Lega Matteo Salvini. Uno scontro molto duro a cui si è aggiunta l’ira funesta di Attilio Fontana e Luca Zaia, rispettivamente governatori della Lombardia e del Veneto dissidenti sulle modifiche apportate alla loro autonomia differenziata.
Un crescendo di reazioni e attacchi che nei fatti stanno facendo tremare palazzo Chigi.
Al no all’assunzione diretta dei docenti su base regionale, i governatori di Lombardia e Veneto tornano all’attacco del premier Giuseppe Conte, contestando la bozza sull’autonomia regionale.
“Il Paese è nelle mani di cialtroni che per un pugno di voti soffocano un volano di crescita come l’autonomia e contrabbandano il tutto come una battaglia Nord contro Sud”, spara a zero Fontana.
Per il presidente lombardo è giunto il momento di denunciare agli italiani “i biechi interessi politici” che si nascondono dietro il mancato accoglimento delle richieste delle Regioni.
“Mi stupiscono i 5 Stelle – continua- e mi stupisce che Conte, che ancora stimo, sia stato coinvolto in questa cialtronata”.
Invece, il presidente del Veneto Zaia taglia corto : “Non fare l’Autonomia vuol dire non dare più senso a questo governo. È impensabile che un progetto di autonomia, che è uno dei pilastri fondanti del contratto di governo ed è la dote che la Lega porta all’esecutivo, venga trattato come un ‘progettino’ di decima fila, senza nessuna importanza”.
Nel mirino c’è Conte e non è casuale che però incassa ma a sua volta picchia duro : “Sono attacchi inqualificabili, giovedì 25 arriverà la riforma delle autonomie in Consiglio dei ministri e quella sarà la sede anche per decide il futuro della legislatura”.
Il messaggio non è molto velato, c’è aria di crisi e nei fatti l’esecutivo traballa.
Se il capo del Movimento 5 Stelle getta a acqua sul fuoco, rassicura l’alleato e manda segnali distensivi, il premier sempre più autonomo e in crescita di consenso mostra ormai di non tollerare più l’arroganza e la durezza del Carroccio.
Insomma, giovedì prossimo sembra che davvero sia il giorno della verità sulle sorti del Governo e della legislatura.
Pier Paolo Milanese