Matteo Salvini è stato chiaro e in gran segreto ha posto le sue condizioni: Nuovo premier, rimpasto di Governo e nuovo contratto.
Il diktat è perentorio. L’alternativa sono le elezioni anticipate. Prendere o lasciare anche se ci sono piccoli margini di trattativa.
Il capo del Carroccio accelera. Non vuole restare con il cerino in mano, non vuole subire i veti incrociati dei 5 Stelle oppure le impuntature senza diritto di Giuseppe Conte e più che altro concedere spazio all’area centrista-progressista che punta a una rivisitazione dell’Ulivo prodiano in salsa zingarettiana.

I grattacapi di Salvini vengono anche dalle ombre funeste del Russiagate e la possibile controffensiva di pezzi di magistratura contro la Lega. Le cose si stanno complicando e le tensioni dalle pari del quartier generale del Carroccio sono fortissime.
A Preoccupare sono anche le posizioni dei governatori della Lombradia Attilio Fontana e del Veneto Luca Zaia sul piede di guerra per la riforma sull’autonomia differenziata e per l’alleanza con i Pentastellati. In particolare Zaia ormai nel Carroccio è visto come il futuro premier.
Un leader che ha una grande e provata esperienza di governo e sono in tantissimi specialmente il popolo delle piccole e medie imprese ma anche importanti gruppi internazionali a vederlo in sella al Paese.
C’è un ampio schieramento che guarda a Zaia come un naturale e competete presidente del Consiglio con una Lega autosufficiente e forse in alleanza con Fratelli d’Italia e un soggetto-contenitore che potrebbe drenare i voti dei moderati-liberali.

Questo lo scenario che in queste ore ha suggerito a Matteo Salvini una riflessione ampia sull’imprimere un’accelerazione al futuro dell’esecutivo giallo-verde. Un governo anacronistico e poco in equilibrio sul mutato orientamento politico degli elettori italiani. Ormai il Movimento 5 Stelle è una forza minoritaria nel Paese. Gli ultimi sondaggi la valutano al 14/15 per cento.
Un destino segnato che Salvini, da animale politico, si prepara ad andare oltre l’alleanza di un anno fa dettando chiare condizioni: prendere o lasciare.
Pier Paolo Milanese
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