Il premier in veste di portavoce di Salvini discetta al Senato sull’affaire del Russiagate. Di Maio non pervenuto e il Pd annuncia la ‘solita’ mozione di sfiducia

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Il premier Giuseppe Conte è al Senato prende la parola e espone il cosiddetto Russiagate, ovvero l’ipotesi di corruzione internazionale per finanziare con rubli la Lega.

“Confermo che la partecipazione del signor Savoini all’evento del pomeriggio del 4 luglio scorso- il Forum italo russo organizzato in occasione della visita di Vladimir Putin – ha dato luogo alla sua partecipazione automatica ai seguiti come per tutti i partecipanti del forum” – legge Conte -.

“La visita a Mosca del 17 e del 18 ottobre è stata organizzata direttamente dal ministero dell’Interno, con la partecipazione all’assemblea di Confindustria Russia, a cui ha partecipato anche Savoini. Inoltre risulta presente in una missione ufficiale a Mosca del 15-16 luglio 2018 a seguito del vicepremier Salvini”.

Poi sibillino affonda il colpo: “Non ho ricevuto informazioni dal ministro competente” e aggiunge: “Nessun membro del governo si è discostato dalla linea di adesione alla Nato. Nessuna forza politica avrebbe potuto imprimere rapporti internazionali in forza dei rapporti intrattenuti con altre forze politiche di altri Paesi”.

Il presidente del Consiglio Conte è attento, misura con cura le parole e le soffia nel microfono.

“Se oggi sono qui davanti a voi, è in ragione del mio ruolo e del fatto che nutro profondo rispetto che nutro nei confronti di quest’Aula. Non mi sono mai sottratto al confronto con voi. Da questo consesso ho ricevuto la fiducia per l’incarico di presidente del consiglio e in questo consesso tornerò ove maturassero le condizioni per la cessazione anticipata del mio incarico” – una premessa doverosa quella di Conte prima di leggere l’informativa.

La conclusione del presidente del Consiglio somiglia quasi a un augurio rivolto a se stesso: “Mi adopererò perché tutti i miei ministri e gli altri membri del governo vigilino con massimo rigore affinché negli incontri governativi siano presenti solo ed esclusivamente persone accreditate ufficialmente che siano tenute al vincolo della riservatezza. Questo per avere la massima garanzia che le informazioni riguardante l’attività di governo siano gestire con la massima cura”.

Parla il premier a Palazzo Madama in una aula praticamente deserta. Mancano molti senatori grillini come anche tra le fila dei leghisti. Non c’è neppure il diretto interessato il ministro Matteo Salvini occupato per altri impegni istituzionali.

Terminato l’intervento di Conte è intervenuto Andrea Marcucci, capogruppo Pd che rivolto al premier dice: “Caro presidente, un’informativa priva dei contenuti chiarificatori su questa situazione. Il Pd annuncia che nell’immediato presenterà una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro Salvini”.

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