Ci aveva visto bene. Il suo tentativo sollevò una alzata di scudi. Veti incrociati e un fuoco amico che ben presto si trasformò in una guerra senza esclusione di colpi che alla fine lo fecero alzare bandiera bianca.
Pier Luigi Bersani, allora presidente del Consiglio incaricato, sudò le proverbiali sette camice per tentare di ‘costituzionalizzare’ l’irruento Movimento 5 Stelle e ricondurlo nell’alveo della responsabilità istituzionale.

Gli sforzi furono inutili, l’onda lunga di polemiche e critiche, di sospetti, timori e di trappole da parte dei grillini misero all’angolo l’ex segretario del Pd. Pier Luigi Bersani dovette cedere il passo al governo lampo di Enrico Letta poi spazzato via da Matteo Renzi e dal suo ‘Enrico stai sereno’.
A distanza di anni la terza via immaginata e intrapresa dal solitario Pier Luigi Bersani forse era quella giusta. Poteva rappresentare una svolta per il Paese, una intuizione politica che pochi appoggiarono.
“I 5 Stelle sono stati e sono certamente un problema per la sinistra” ma ora “o si prende questo tornante come un’occasione per una correzione di rotta” oppure qualsiasi altra soluzione “apparirà un arrocco difensivo, e la destra potrà rimanere protagonista nel paese”.
Lo scrive, affrontando il tema delle alleanze e il nodo del governo, in una lettera-appello su Repubblica, Bersani, l’ex segretario del Pd che il 27 marzo del 2013 in qualità di premier incaricato, si vide opporre – in diretta streaming – il gran rifiuto dei 5Stelle a una possibile intesa.
“Ci vorrebbero parole chiare”, sostiene l’ex segretario dem, “sui cambiamenti che si chiedono ai 5 Stelle, certamente” ma anche parole altrettanto chiare “su ciò che si è disposti a correggere dell’esperienza fatta fin qui dal centrosinistra”.
Basta solo con l’ “arrocco difensivo” perché la destra altrimenti dilagherà diventando la protagonista delle sorti del Paese.
Pier Paolo Milanese
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