Esisterebbe un vero e proprio tariffario. Il prezzo che imprenditori, finanziatori e candidati dovevano sborsare per rientrare nelle grazie di Matteo Renzi.
Questo emergerebbe dalle carte giudiziarie che vedono indagati i vertici della fondzione Open. La struttura nella lettura dei magistrati era una sorta di cassaforte per sostenere l’ascesa di Renzi ma anche per dare un aiutino per acquistare la villa da un milione e trecentomila eeuro dell’ex premier.

La vicenda da come la si guarda è grave. Occorre ancora capire se c’è una rilevanza penale o quanto meno si sia violata la legge sul finanziamento dei partiti. C’è comunque una certezza: il progetto di Italia Viva subisce un indiretto stop. E proprio la nuova creatura renziana nata dalla scissione con il Pd e dall’operazione politica che ha poi sancito la nascita del nuovo governo giallo-rosso subisce un duro colpo.
L’inchiesta ricostruisce la cassa continua che ha finanziato l’ascesa di Renzi nel Pd fino ad incoronarlo presidente del Consiglio. Ai raggi x anche le tante edizioni della Leopolda e le molte iniziative messe in campo in questi anni dal giglio magico.
Dall’inchiesta emerge un Matteo Renzi molto disinvolto che non nei fatti rappresenta il punto di raccordo dei portatori d’interesse molti dei quali poi finaziavano e sostenevano lo stesso Renzi.
Nell’inchiesta di Firenze spunta anche la mail agli imprenditori in cui c’è uno scambio : fondi in cambio di interlocuzioni col futuro premier. Sembra che occorresse pagare centomila euro per incontrare Matteo Renzi.
Una sorta di ‘tariffa’ che il presidente della fondazione Open e amico personale dell’ex premier, chiedeva durante cene riservate, a cui partecipavano imprenditori e industriali.
È una delle circostanze che emergerebbe dalle carte giudiziarie e spiega come in realtà funzionavano le cose attorno a Open.
Pier Paolo Milanese
Metti un like alla nostra Fanpage
© Riproduzione riservata
www.ladomenicasettimanale.it