“Alle critiche che ho ricevuto rispondo solo dicendo che sarò sempre a disposizione di chiunque voglia venire con me a conoscere e soprattutto aiutare le realtà penitenziarie napoletane”.
Così risponde Pietro Ioia, neo garante dei diritti delle persone detenute della città di Napoli.
La nomina del Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha firmato un decreto sindacale con il quale ha nominato Ioia Garante dei diritti delle persone detenute e private della libertà personale.
Le polemiche non sono mancate specialmente da parte dei rappresentanti sindacali delle forze dell’ordine e di alcuni settori della città.
Pietro Ioia è un pregiudicato ha scontato una lunga detenzione per droga e dal 2002 è impegnato nel recuperare, rieducazione e dare una alternativa vera ai detenuti. Ma soprattutto la sua battaglia è il miglioramento delle condizioni carcerarie e per umanizzare la detenzione. Insomma, chi è condannato a una pena detentiva definitiva deve avere la possibilità di ripartire, ricominciare, di costruirsi una nuova vita.
Un impegno serio, forte, intenso e riconosciuto da tutte le istituzioni. Pietro Ioia per il suo grande impegno ha ricevuto molti premi e si è guadagnato una grande autorevolezz. È l’esempio che un’altra vita è possobile.
Pietro Ioia è soprattutto l’ex detenuto che ha denunciato le vicende della ‘Cella zero’. Ossia un luogo di toture all’interno della cerceri. Denuncia clamorosa finita non solo nei verbali di denuncia ma anche in un libro e in una rappresentazione teatrale. Sotto processo sono finiti numerosi agenti penitenziari, accusati di violenze, maltrattamenti e torture ai detenuti.
Alle critiche, il sindaco de Magistris ha risposto : “Mi raccontate un caso di una mia nomina dove non ci sono polemiche? Quindi, non mi sono voluto smentire”.
Mentre il diretto interessato Pietro Ioia sulla sua seguitissima bacheca di Facebook risponde : “La mia nomina a garante dei diritti delle persone detenute napoletane è la dimostrazione che chi affronta la sua condanna e fa un percorso riabilitativo può diventare un aiuto per chi non ha voce, ed è inoltre un esempio concreto di rispetto della nostra costituzione”.
“Ventidue anni di carcere mi hanno fatto comprendere bene quali sono i problemi che deve quotidianamente affrontare chi all’interno di quelle mura ci deve stare o ci lavora” – conclude -.
Pier Paolo Milanese