Massimiliano Campanile è un famoso hair stylist, tra i più importanti d’Italia. Il suo salone è nel cuore chic di Napoli, il quartiere Chiaia. È l’esclusivista in Campania del marchio Aldo Coppola. Lui è partito da Barra, periferia della città, luogo al quale è ancora tanto legato perché lì vivono ancora i suoi genitori.
Adesso ha dato alle stampe un’autobiografia, ‘Non c’è niente che cambierei’ edito dalla Graus Edizioni. Un libro vero, sincero, a tratti crudo e doloroso ma pieno di speranza e d’amore.
Campanile si racconta a 360° gradi. Parla della sua omosessualità, del bullismo e della violenza subita. Vuole parlare alle famiglie. Noi lo abbiamo incontrato per un confronto su alcuni temi.
D- Dal quartiere Barra, periferia napoletana, a Chiaia il salotto della città. Quanto tempo ha impiegato a percorrere questi pochi chilometri?
“Molto tempo, ma non si è trattato di un viaggio come possiamo intenderlo semplicemente, cioè con uno spostamento fisico. Si è trattato innanzitutto di un viaggio spirituale che, però, mi ha permesso di crescere e di confrontarmi con tanti altri aspetti della vita”.
D – Allora lei ci sta parlando di una periferia dell’anima?
“Certo. Le periferie che viviamo non sono solamente quelle fisiche fatte di lingue di asfalto, palazzoni di cemento, disservizi, delinquenza. Ma le periferie in cui viviamo sono, soprattutto, quelle in cui si rintana silenzioso il nostro ‘io’, la nostra spiritualità”.
D – Ci può descrivere meglio questo aspetto?
“Quando si ha paura di raccontare ai propri genitori quello che si sente di essere dentro, quando preferiamo non rivelare il nostro essere interiore, i nostri sentimenti solamente perché il mondo vuole che tu sia uguale a tutti quanti gli altri”.
D – Questo è quanto l’è accaduto vivendo la sua omosessualità?
“Certo, perché io ai miei genitori non ho mai detto di essere omosessuale. Sono stati loro a capirlo”.
D – Perché si è tenuto tutto dentro?
“Forse per non deluderli, per paura di dover affrontare comunque un argomento con persone a cui voglio tanto bene ma che avevano, giustamente, una visione diversa della vita. Però, poi, dopo questo chiarimento indiretto è stato tutto più semplice”.
D – Ritornando alle periferie fisiche e geografiche, quante insidie ha dovuto superare per evitare di incamminarsi su un’altra strada?
“Le insidie in un quartiere come Barra sono molteplici, ma la mia famiglia mi è sempre stata vicina per proteggermi perché aveva capito che rispetto ai ragazzi della mia età e, per questo motivo, mi ha fatto vivere poco la strada. Però le insidie non le troviamo solamente in un quartiere come Barra, anche a Chiaia affrontiamo criticità importanti”.
D – Nel suo libro scrive che il talento rappresenta una componente molto più importante della fortuna. Perché?
“Se non hai talento non puoi sperare che la fortuna ti aiuti. Quella ti può venire incontro se decidi di giocare a una lotteria. Però nella vita è il continuo impegno, la professionalità che metti nel fare le cose sono le componenti che ti aiutano a far capitare le cosiddette circostanze favorevoli o fortunate. Lo dico ai ragazzi, i sogni si realizzano se ci si crede fino in fondo ma li si può raggiungere solo se mettiamo in gioco il nostro talento. Solo con il mio talento, solo con il mio impegno e i miei sacrifici ho potuto raggiungere il successo”.
D –Napoli è una città che accetta gli altri, oppure occorre qualcosa in più per farsi accettare?
“Napoli è città poliedrica anche in questo. Quindi bisogna sapersi farsi accettare, anche se tra queste strade ci sono persone fantastiche e meravigliose capaci di aprire il loro cuore in qualsiasi occasione”.
D – La sua omosessualità. Questo libro dev’essere uno strumento per parlare alle famiglie.
“Questo è il motivo per cui ho scritto la mia autobiografia. Parlare alle famiglie e dire loro di diventare i principali amici dei figli quando questi scoprono la propria omosessualità, di inondarli di amore perché i ragazzi hanno bisogno di questo e non di mura dell’indifferenza”.
D- Ai ragazzi, invece, si sente di dire qualcosa?
“Abbiate pazienza e rispetto per i genitori. Non è semplice ritrovarsi, improvvisamente, dinanzi all’omosessualità. Si tratta sempre di persone più avanti con gli anni ma che ci vogliono tanto bene”.
Stefania Vassallo