Ciarambino sconfitta, leadership non più credibile. Ultimo mandato e poi a casa

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All’hotel Mediterraneo è andato in scena il melodramma della candidata presidente Valeria Ciarambino che ad urne chiuse – racimolato un deludente 12 per cento – ammette più o meno la debacle.

A denti stretti la Ciarambino ha dovuto prende atto del pesante arretramento dei Pentastellati in Campania.

I grillini perdono per strada nell’arco dei 5 anni precedenti quasi il 5.5 per cento.

Una emorragia di consenso che equivale a una bocciatura dei 5 anni trascorsi in Consiglio regionale. Opposizione dura, attacchi forsennati, occupazioni dell’aula, proteste ad oltranza, urla e post al vetriolo.

Poche proposte meritorie, e sempre farina del sacco altrui ossia di quei consiglieri grillini per lo più osteggiati e messi in minoranza dalla stessa Ciarambino nel suo ruolo di eterna capogruppo e presidente della Commissione trasparenza.

Una leadership imposta ed esercitata per tenere a bada le varie anime del Movimento e affermare un solo verbo: quello del suo conterraneo Luigi Di Maio.

Un modus operandi che alla fine ha tolto energia ed entusiasmo, creato divisioni e contrasti. Ora con la sconfitta elettorale, perchè di questo si tratta, occorre capire cosa accadrà.

“Siamo andati da soli – ha affermato – io non ho voluto fare il candidato presidente a ogni costo perché la politica non deve essere il consolidamento di posizioni personali, ma servizio”.

“Avevo fatto un passo di lato per un progetto di valore che potesse rinnovare la classe politica regionale – ha ricordato – Quel progetto naufragato, ma non per mia volontà, e alleanze in Campania non sono state fatte”.

“Una battaglia difficilissima falsata fin all’inizio, ho scelto di combatterla perché le persone perbene hanno diritto a una speranza e la politica merita dignità onore e pulizia sono i fari che hanno ispirato la mia campagna elettorale”.

Comizia la Ciarambino con il solito piglio mistico ma ammettendo a denti stretti che il risultato impone delle riflessioni interne.

“La sfida campana era la più difficile in assoluto -sottolinea – ho combattuto contro uno che è stato trasformato in star dal Covid, uno che ha avuto una visibilità assoluta per 4 mesi”.

Insomma, l’analisi politica della Ciarambino e della sua sconfitta è da attribuire a De Luca trasformato in star dal Covid.

Forse, è possibile che molti campani non abbiano accordato la fiducia alla Ciarabino proprio per questo suo modo superficiale di addossare ad altri proprie responsabilità.

Sui social gli animatori dei meetup e gruppi sul territorio ora chiedono la testa della Ciarambino e l’invitano a farsi da parte.

La polemica è sul doppio ruolo di candidata presidente e capolista, una sorta di paracadute per restare bullonata sulla poltrona del consiglio – come già è accaduto 5 anni fa, e forse presidiare una commissione consiliare.

È l’ultimo mandato nelle istituzioni, sempre se le regole non cambino, e la Ciarambino non tornerà all’Equitalia ma impiegata dell’Agenzie dell’Entrate senza concorso.

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