Nicola Barbato, la divisa di poliziotto tatuata sull’anima, promosso per merito straordinario e medaglia d’oro al valor civile, rompe gli indugi e con un post sul suo profilo Fb riflette ad alta voce sull’ennesimo tragico fatto di cronaca nera accaduto a Napoli.
Luigi Caiafa, appena 17 anni, ucciso da un agente mentre con un complice Ciro De Tommaso, 18 anni, armati di pistola (poi rivelatasi una replica e senza tappo rosso) consumava una rapina nella zona di via Duomo.
Sono parole coraggiose quelle scritte da Nicola Barbato, un napoletano che nonostante tutto ama la sua città.
La sua è una storia che a Napoli nessuno può dimenticare. Sovrintendente di Polizia è impegnato in una indagine sotto copertura antiracket. Le lancette dell’orologio si inchiodano alle ore 20 del 24 settembre del 2015.
L’auto civetta è ferma all’esterno della stazione della Cumana di Fuorigrotta. Nicola Barbato è nell’autovettura e sta di copertura. I killer all’improvviso aprono il fuoco. Parte una raffica di proiettili. Potrebbe essere una strage. La vita di Nicola Romano è appesa a un filo sottile. In bilico tra la vita e la morte trova la forza d’animo, il coraggio per tornare al suo amato lavoro.
Oggi ha scrtto una riflessione per “accendere la Ragione dei Napoletani perbene che meritano concittadini migliori”.
“In qualsiasi parte del mondo se uno viene ammazzato durante una rapina (e dopo averne già compiute tre durante la notte) con una pistola in mano (il tappo rosso non c’era e non è un dettaglio trascurabile) e un coltello con la lama di 18 centimetri, non c’è nessuna analisi sociologica che tenga, nessuno si chiede se fosse inevitabile o se se la sia cercata”.
“Oltre al cordoglio naturale, ovvio, spontaneo per la morte di un essere umano, si accende la Ragione, quella attraverso la quale ci siamo evoluti e distinti dagli animali. La Ragione che ci rende ingranaggi funzionanti (ognuno a modo suo) della società e del mondo”.
“La Ragione che ci fa capire da subito che se esci di casa rapinando la gente con pistola e coltello sei responsabile del tuo destino esattamente nella misura in cui ne sei responsabile se quando finisci di lavorare te ne torni a casa, o ti fermi per una birra con gli amici”.
“In questa città invece no. In questa città tutto è assurdo, capovolto, rigirato e contestualizzato per cercare con pignoleria il pelo nell’uovo. Cercate l’errore di un agente di polizia che spara ad un uomo, a volto coperto, alle 3 di notte e che sta effettuando la QUARTA rapina della sua serata con una pistola in mano. Succede che poi si scopre che il cadavere sul marciapiedi fosse di un ragazzino. E allora la Ragione, quella di prima, si spegne e tutto si capovolge”.
“‘Era un bravo ragazzo’, dicono. A me hanno insegnato che se rapini la gente non sei bravo. E mi hanno insegnato anche che la vita è sacra sia se sei ‘nu buon guaglione’ sia se sei ‘nu fetent e merd'”.
“Gente che vive una vita approssimativa e fatta di espedienti e di eccezioni alla normalità adesso invoca le Regole e la Legge per punire un uomo che stava svolgendo il suo lavoro: proteggerci (sì, anche voi che lo criticate siete compresi) da chi ci rovina l’esistenza ogni giorno da tutta la vita. Volete fare i giudici del tribunale della Pubblica Opinione mettendo le manette a un pover’uomo che stava proteggendo letteralmente le vittime di una violenza, e figuratamente tutti noi da questa piaga sociale, questa deriva virulenta e parassitaria che ha ormai si manifesta nella tolleranza verso le realtà diverse dal bravo ragazzo figlio di una famiglia normale”.
“Vedo alcuni post di ragazzette radical chic e omuncoli senza congiuntivi, donne balorde e ragazzini dalle stesse aspettative che scrivono banalità dozzinali sul valore della vita e delle istituzioni che abbandonano la gente. Leggo parole ma nella mia testa sento il suono di scoregge emanate da labbra che hanno la forma del buco del culo”.
“Non si tratta di essere di destra o di sinistra o anarchici o fascisti: il Buonsenso (e so di macchinarmi anch’io con una banalità ma è necessaria), il benedetto Buonsenso dovrebbe far ammutolire la bocca e spezzare le falangi delle dita quando sentite il bisogno di esprimere critiche verso l’epilogo di questa orribile faccenda”.
“I criminali di questa città sguazzano nella misericordia e pietà dell’opinione pubblica che perdona tutto perché, poverini, sono i figli disagiati di Napoli. A volte ci diciamo che Napoli merita persone migliori ma non è così: Sono i Napoletani perbene che meritano concittadini migliori”.