“Questo è il mio ultimo anno al Quirinale e sarà un anno interamente dedicato alla ripartenza dell’Italia”. Un breve discorso, intenso e non di circostanza.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sferza nel suo suo sesto discorso agli italiani, il penultimo del settennato. Ripartenza è la parola chiave di un messaggio sobrio, a tratti doloroso, ma che in appena 14 minuti ha richiamato la politica e le istituzioni alle proprie responsabilità e invitando a uno scatto morale che allontani i partiti dalla tentazione di capitalizzare “illusori interesse di parte”.

Parla ai cittadini in piedi di fronte al cortile d’onore del Quirinale con la mascherina in vista appoggiata sul leggio e sui vaccini spiega: “La scienza ci offre l’arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere. Tanto più per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili”.
E aggiunge: “Io lo farò non appena possibile”. Il presidente poi si concentra sul prossimo futuro, sulla ripresa economica, sulla necessità di non perdere l’occasione del Recovery fund. E di non cadere nell’errore – questo l’invito al governo – di disperdere gli oltre 200 miliardi in via di stanziamento in mille rivoli.
“Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale – che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse – possono permetterci di superare fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto”.
Insomma, il capo dello Stato non fa sconti a nessuno e ricorda che non ci sono alternative: “il 2021 deve essere l’anno della ripartenza”. E perché sia così serve gettare il cuore oltre l’ostacolo, serve “cambiare ciò che va cambiato, rimettendosi coraggiosamente in gioco”.
Coraggio, quindi. L’emergenza è tale da non permettere mezze misure: “È l’ora dei costruttori”.
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