La Guardia di Finanza di Salerno ha eseguito una misura cautelare per due indagati per usura ed esercizio abusivo di attività finanziaria.
In carcere Giovanni Marandino, 83 anni, detto Ninuccio, figura di spicco della criminalita’ cilentana, con a carico una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso come affiliato alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo.

Al figlio Emmanuel, 39 anni, il gip ha riconosciuto il beneficio dei domiciliari. Nell’arco di un anno, gli investigatori hanno quantificato in 100.000 euro i ‘finanziamenti’ concessi dai Marandino alle loro vittime, a fronte dei quali ammontano a 90 mila euro i soli interessi incassati nel medesimo periodo, frutto di tassi mediamente praticati nell’ordine del 20% su base mensile, ampiamente al di sopra della soglia dell’11% annuale, stabilito dalla Banca d’Italia come limite massimo per le operazioni di finanziamento. In un caso, e’ stato sforato il tetto del 30%, sempre di interessi maturati in un solo mese.
A fronte del prestito, i Marandino ricevevano un assegno in garanzia, il cui importo complessivo inglobava anche gli interessi che l’usuraio imponeva di volta in volta. Se, alla scadenza, la vittima non era in grado di restituire l’intera somma, l’usuraio incassava intanto gli interessi maturati e rinnovava il prestito, garantendosi cosi’ ulteriori guadagni.

Essendo sottoposto alla misura restrittiva dell’obbligo di dimora nel Comune di Capaccio- Paestum, Marandino esercitava l’attivita’ di usura direttamente presso la propria abitazione, definita dal gip un “centro logistico di finanziamento”, con un pericolo di reiterazione del reato che ha reso necessaria la custodia cautelare in carcere, pur trattandosi di un ultraottantenne.
Piu’ defilato e’ stato ritenuto il coinvolgimento della moglie di ‘Ninuccio’ e di un uomo di fiducia della famiglia, che rimangono indagati a piede libero. Sono in corso indagini per accertare il riciclaggio dei proventi dell’usura. Vittime di padre e figlio, piccoli imprenditori, il piu’ delle volte titolari di esercizi commerciali, che cercavano, cosi’ facendo, di superare temporanee crisi di liquidita’; tutte, in prima battuta, hanno escluso che fossero praticati tassi fuorilegge, salvo poi ammettere le condizioni capestro
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