L’Arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, chiede a tutti, specie alle istituzioni, di “dar vita ad una cordata sociale in cui a partire dal riconoscersi fraternamente parte di un corpo più vasto ci si metta insieme per costruire il bene comune”.
Cordata della solidarietà, della giustizia, della pace. “In un tempo rischioso” non si può aggiungere “sofferenza a sofferenza”. “Guardo con enorme preoccupazione alla sospensione del blocco dei licenziamenti, agli sfratti coatti degli indigenti, alla demolizione di case che, seppur abusive, per alcune famiglie sono l’unica tana in cui rifugiarsi dal virus”.
“Chiedo attenzione e aiuti concreti affinché le imprese non siano costrette a dover lasciare a casa i propri dipendenti – prosegue don Battaglia – affinché chi ha perso il denaro a causa della crisi non debba vedersi privato anche di un tetto, affinché a causa di pur legittimi provvedimenti si eviti a delle famiglie, in piena crisi sanitaria, di ritrovarsi in strada sole e disperate”.
Prosegue l’arcivescovo di Napoli: “Per questo guardo con speranza all’inizio della vaccinazione e all’innesto economico derivante dall’utilizzo dei fondi europei: se queste due importanti cure, una sanitaria e l’altra economica, verranno modulate con giustizia allora la pace sociale verrà salvaguardata. Per il bene e la sicurezza di tutti”.
“Come vescovo, consapevole di non possedere le competenze tecnico scientifiche necessarie a valutazioni più approfondite, desidero insieme con tutta la mia Chiesa partenopea dare voce al gemito dei poveri, alle attese degli ultimi, alle richieste di coloro che rischiano di vedersi rubata la speranza. Come comunità cristiana non ci tireremo indietro e faremo la nostra parte nella speranza che le istituzioni e la società civile diano vita ad una cordata sociale all’insegna della solidarietà, della giustizia e della pace. Solo così scaleremo insieme questa montagna insidiosa, senza lasciare indietro nessuno, affrettando nella notte l’aurora di un mondo nuovo”.
Don Mimmo Battaglia fa riferimento anche al Papa e al Presidente Mattarella: “Nel buio di questo tempo difficile l’esortazione del nostro Papa Francesco a sentirci profondamente fratelli e sorelle tra noi e con tutti ci ha raggiunto come una luce capace di indicare la strada. In questo periodo instabile e apparentemente appiattito sul presente, l’invito del Presidente Mattarella ad abitare il tempo con l’audacia e la lungimiranza dei costruttori ci ha toccato come un monito a non perdere di vista la possibilità di rinascita non solo personale ma sociale e comunitaria che si cela tra le pieghe tortuose dei dolori e dei travagli di tutti, specialmente degli ultimi e dei poveri”.