Il Tribunale dello stato messicano di Jalisco, al termine di un processo durato dieci giorni, ha condannato Salomon Adrian Ramos Silva ed Emilio Martines Garcia, due poliziotti, per la “sparizione forzata” di Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, due dei tre italiani scomparsi in Messico il 31 gennaio 2018. Per la condanna di Linda Guadalupe Arroyo, che si è data alla fuga ieri durante una pausa, si dovrà attendere la cattura.
Le pene saranno rese note nel corso di una prossima, udienza che dovrà essere al massimo entro 5 giorni. Il racconto fornito agli inquirenti e ai giudici durante la fase dibattimentale da Francesco Russo, figlio, fratello e cugino dei tre scomparsi ha trovato ampia conferma: il 31 gennaio 2018 furono quattro gli agenti che prelevarono i due giovani in strada per consegnarli, dietro compenso, al cartello criminale Càrtel Jalisco Nueva Generacion (CJNG).
Il quarto agente, Fernando Hernandez Romero non è imputato in quanto morto, in circostanze misteriose, in carcere. Durante il dibattimento sono state ascoltate alcune intercettazioni che, per la prima volta, hanno messo in relazione la scomparsa di Antonio Russo e Vincenzo Cimmino con quella di Raffaele Russo, di cui si erano perse le tracce già diverse ore prima del figlio e del nipote.
Il processo si è concluso con le arringhe degli avvocati delle varie parti in causa tra le quali figurano anche gli avvocati Claudio Falleti e Luigi Ferrandino, legali delle famiglie Russo e Cimmino, e l’avvocato che ha rappresentato le parti offese in loco, Joaquin Esparza Mendez, dello studio internazionale Falleti, che invece ha discusso tre giorni fa.