Ucciso per errore, crolla il muro dell’omertà: presi i sicari

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Antimo Giarnieri, 19 anni, è l’ennesima vittima innocente di camorra. Trovò la morte quel maledetto 8 luglio 2020 fu trucidato per sbaglio a Casoria. Uno dei killer del ragazzo non ha avuto esitazioni a dare indicazioni agli inquirenti.

E’ il 24 novembre 2020, 5 mesi dopo il raid, e il testimone, che aveva già descritto ai carabinieri il sicario, Tommaso Russo, oggi destinatario di una misura cautelare, vede quell’uomo in auto e gira un breve video con il suo cellulare, consegnandolo ai militari dell’Arma.

Pochi giorni prima era stato convocato in caserma per un riconoscimento fotografico avvenuto puntualmente. Il killer, che aveva agito a volto scoperto, e il testimone oculare non si conoscevano.

Il particolare è contenuto nell’ordinanza firmata dal gip di Napoli, Giuseppe Sepe, che ha disposto il carcere oltre che per Russo, accusato dell’omicidio, anche Ciro Sannino, per estorsione aggravata. Sono indagate altre due persone a piede libero.

Antimo somigliava alla vittima designata, Ciro Lucci, nemico del gruppo camorristico guidato da Salvatore Barbato, vicino ai Moccia. Lucci era stato scarcerato da poco e dava fastidio ai traffici della piazza di spaccio del parco Smeraldo.

Il diciannovenne aveva lo stesso aspetto e lo stesso look del pregiudicato e quella sera fu scambiato per il boss. Un raid deciso nell’ambito degli scontri per la gestione del traffico di droga nell’area.

L’uomo che sparo’ al gruppetto di amici, freddando Antimo e ferendo un minorenne, C.S., venne descritto dai testimoni come una persona in pantaloncini neri e maglietta bianca, alta e magra, che, dopo un passaggio di controllo in auto, una Punto azzurra, era uscito dall’abitacolo dal lato passeggero della vettura, aveva estratto la pistola dal marsupio e sparato. Quattro colpi esplosi a distanza ravvicinata, dall’alto verso il basso raggiungono Antimo.

Il minorenne ferito era non estraneo agli ambienti criminali, e aveva avuto la prontezza di nascondersi dietro il suo scooter. Un gesto che gli salva la vita.

Un contributo sulle dinamiche della gestione delle piazze di spaccio nella zona del Parco Smeraldo arriva anche da alcune conversazioni intercettate dagli inquirenti. Telefonate nelle quali vengono descritte le fibrillazioni in atto a Casoria e in cui si fa anche riferimento a Ciro Lucci e all’imminenza di un raid costato la vita ad Antimo.

In particolare il gip include una conversazione del 24 giugno 2020. A parlare un boss del clan Moccia. Dice che Casoria “sta piena di guardie” le quali avevano preso anche “il numero di targa di quella macchina che andò li’ dietro…”. Ma gli affiliati provano a tranquillizzarlo: “Hanno detto quello che è sceso dalla macchina com’era fatto… aveva il cappello in testa… era secco e alto…”.

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