Raffaello a Capodimonte, opere ‘svelate’ con la tecnologia per apprezzarne i segreti mai raccontati

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Raffaello a Capodimonte: l’officina dell’artista’ non è solo una mostra di opere dell’artista di Urbino, della sua scuola, dei suoi imitatori e dei falsari, ma un percorso che svela attraverso sofisticate indagini diagnostiche segreti finora sconosciuti o conferma ipotesi storiche.

“Proprio oggi ho capito la differenza tra Raffaello e il suo allievo piu’ importante, Giulio Romano – spiega il direttore del museo di Capodimonte Sylvain Bellenger – le indagini ci hanno rivelato un dettaglio in cui c’e’ un mondo e la tecnologia ce l’ha fatto capire”.

In quattro sale del museo di Capodimonte, fino al 13 settembre prossimo sara’ possibile scoprire il patrimonio raffaellesco che e’ conservato a Napoli attraverso l’allestimento curato da Angela Cerasuolo e Andrea Zezza.  Accanto alle opere autografe come ‘L’Eterno e la Vergine’, i due frammenti della Pala di San Nicola da Tolentino, realizzata da un Raffaello appena diciassettenne ma già maestro e distrutta alla fine del 700.

C’è poi il ‘Ritratto di Alessandro Farnese’, poi Papa Paolo III, il ‘Mose’ e il roveto ardente’, cartone preparatorio per l’affresco che decora la volta della Stanza di Eliodoro in Vaticano, la ‘Madonna del Divino Amore’, anche il dipinto fondamentale nella produzione di Giulio Romano, la ‘Madonna della gatta’ e una serie di copie elaborate forse nella stessa bottega di Raffaello. Tra questi il ‘Ritratto di Leone X’ di Andrea del Sarto, la cui storia e’ rocambolesca quanto affascinante.

“E’ un falso d’autore, si direbbe oggi – spiega Zezza – il duca di Mantova passando per Firenze nota il ritratto di Leone XX e lo chiede in dono al Papa, che era un Medici, ma alla fine riceve un falso. Per non privare Firenze di un’opera cosi’ preziosa, viene chiamato il miglior pittore, Andrea del Sarto, che realizza cosi’ bene la copia, al punto che questa viene presa per l’originale non soltanto dal duca, ma anche da Giulio Romano, nel frattempo diventato pittore di corte a Mantova. E sara’ il Vasari a svelare l’inganno a Giulio Romano mostrando un segno segreto che del Sarto aveva posto sul quadro”.

Insieme alle opere, nelle sale dei monitor illustreranno il percorso scientifico che e’ stato fatto in questi mesi per ricostruire la genesi e la struttura di ciascuna di esse. Immagini multistrato che rivelano i segreti piu’ reconditi delle tecniche di esecuzione, dei diversi interventi eseguiti nel tempo.

“E siamo sicuri che molto avremo ancora da scoprire – sottolinea il direttore dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Cnr, Costanza Miliani – abbiamo sviluppato dei metodi molto approfonditi, in maniera non invasiva, rispettando l’opera, senza campionare i materiali, senza portarla fuori. Il laboratorio di spettroscopia a Capodimonte e’ avanzatissimo. E le immagini poste affianco alle opere cristallizzano il momento della creazione di Raffaello”.

Nei piani di Bellenger il laboratorio scientifico allestito con la collaborazione dell’Universita’ Vanvitelli e il Cnr dovra’ diventare una struttura stabile per lavorare su tutto il patrimonio di Capodimonte.

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