Maria Licciardi è stata fermata dai carabinieri del Ros alle partenze dell’aeroporto romano di Ciampino, si accingeva a prendere un volo diretto in Spagna. I militari si sono avvicinati mentre stava per consegnare il bagaglio da imbarcare sull’aereo.
La donna, ritenuta dalla Procura di Napoli il capo del clan fondato dal fratello Gennaro, soprannominato “la scimmia”, non ha battuto ciglio quando i militari l’hanno bloccata e notificato il provvedimento di fermo della Procura di Napoli.
Si stava recando in Spagna, precisamente a Malaga, per andare a trovare la figlia e per curare degli affari, Maria Licciardi, ritenuta dalla Procura di Napoli capo dell’omonimo clan fondato dal fratello Gennaro.
La donna è stata fermata stamattina nell’ aeroporto di Ciampino, Roma, dai carabinieri del Ros. Insieme con lei, in fila, per la consegna dei bagagli, c’erano anche due accompagnatori per i quali non sono state disposte al momento misure cautelari.
Maria Licciardi, quando è stata circondata dai militari, non ha opposto alcuna resistenza. Anzi. E’ rimasta tranquilla quando le hanno mostrato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Napoli che l’accusa di essere l’elemento di vertice del clan di cui porta il nome e uno dei componenti di spicco dello storico cartello mafioso denominato ‘Alleanza di Secondigliano’.
La sorella del boss Gennaro, detta ‘a piccerella per la sua statura bassa e il fisico minuto, era sfuggita a un maxi blitz nel 2019.
I carabinieri del ros hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla procura di Napoli.
Il clan Licciardi ha roccaforte nel nel quartiere di Secondigliano, in localita’ Masseria Cardone, ma anche rami in Campania, in altre regoni di Italia e alleanze all’estero.
Maria Licciardi e’ destinataria di un fermo di pm e deve rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione di somme di denaro di provenienza illecita e turbativa del regolare svolgimento di un’asta giudiziaria, reati aggravati dalle modalita’ mafiose.
Dopo la morte del fratello boss Gennaro, deceduto in cella a Voghera nel 1994, insieme agli altri fratelli Vincenzo e Pietro aveva preso le redini del clan e del cartello con i Contini definito Alleanza di Secondigliano, acquistando sempre piu’ peso.
Arrestata nel 2001, era stata scarcerata a dicembre 2009 e da allora ha preso in mano la direzione della cosca che puo’ contare su capozonanelle area di influenza dell’organizzazione (Masseria Cardone, rione Don Guanella, Rione Berlingieri e Vasto).
I Licciardi, rispetto ad altri clan napoletani, possono vantare anche grazie a lei rapporti non conflittuali con molti altri clan, dai Mallardo, ai Di Lauro, al gruppo della Vinella Grassi, ai potenti Polverino, riuscendo a non essere coinvolti nelle recenti ‘guerre’ dell’area Nord di Napoli e a continuare indisturbati i loro traffici.
Maria Licciardi, inoltre, ha una capacita’ di gestione della cassa comune della ‘famiglia’ e puntualmente provvedeva al sostegno delle famiglie degli affiliati detenuti, cio’ anche per evitare pericolose defezioni di pentiti. Suo l’intervento in occasione di un’asta giudiziaria riguardante la vendita all’incanto di alcuni immobili a Secondigliano, e le minacce rivolte a una donna ritenuta responsabile di aver sottratto un’ingente somma di danaro alla famiglia mafiosa.
Le indagini sono state rese complicate anche dall’abitudine del capoclan di fare bonifiche degli ambienti e dei mezzi in uso all’organizzazione per scongiurare la presenza di dispositivi di intercettazione. Il controllo del territorio, ottenuto grazie al massiccio impiego di sentinelle, era capiellare e consentiva a Maria Licciardi di allontanarsi dall’area in caso di anomale presenze delle forze di polizia.
Così a giugno 2019 era sfuggita al maxi blitz con 129 arresti, e poi i suoi avvocati avevano ottenuto dal Riesame l’annullamento di quella misura cautelare.
L’Alleanza di Secondigliano nata con il boss Gennaro detto ‘a scigna,è formata dai Licciardi, dai Contini e dai Bosti dei quartieri Vasto-Arenaccia, nonche’ ai Mallardo di Giugliano ed esercita le proprie attivita’ secondo precise strategie criminali e di ripartizione dei proventi delle attivita’ illecite comuni.