San Gennaro fa il miracolo e non delude i napoletani. Il nuovo vescovo di Napoli ringrazia il patrono della città ma davanti ai fedeli gremiti in cattedrale parla della città, dei suoi mali e ricorda Samuele, il piccolo bimbo di 3 anni morto a seguito di una caduta dal terzo piano della propria abitazione.
“Napoli è una pagina del Vangelo scritta dal sangue dei poveri e degli innocenti, dei piccoli e degli umili, di coloro che ogni giorno faticano senza sosta per vivere con dignità, per camminare spediti sui sentieri dell’onestà e della giustizia. Napoli è bagnata dal sangue di tante vite spezzate prima di spiccare il volo, di tanti sogni caduti sul suolo dell’indifferenza” – spiega don Mimmo Battaglia -.
“Mi sono chiesto – ha proseguito – se come comunità cristiana siamo capaci di raccogliere questo sangue, se siamo capaci di ascoltare e dare voce a queste grida, a queste vittime: la nostra Chiesa deve crescere sempre più nella maternità soprattutto verso i figli più fragili e piccoli, schiacciati e oppressi. È questa la teologia racchiusa tra le ampolle dell’antica reliquia che oggi veneriamo: la teologia del sangue”.
Nel corso dell’omelia per la celebrazione di San Gennaro l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ha riferito di essersi recato ieri sera a casa dei genitori di Samuele, il bimbo precipitato da un balcone di via Foria e per cui ieri la polizia ha effettuato un fermo.
“Ho davanti agli occhi il dolore dei suoi genitori – ha detto Battaglia – sentivo il bisogno di abbracciare Carmen e Giuseppe. Mi fermo un attimo – ha aggiunto rivolgendosi ai fedeli in Cattedrale – perché a tutti voi stamattina chiedo per questi genitori, giovani, una preghiera, hanno bisogno di questa preghiera e della nostra vicinanza”.
Un pensiero alle prossime elezioni e alla vertenza Whirlpool.
“Napoli ha bisogno di un tempo nuovo, e la Chiesa partenopea non si sottrarrà dal compiere il bene che Dio le chiede in questo tempo, contribuendo a scrivere insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, iniziando da chi sarà chiamato ad amministrare la città, nuovi versi di Vangelo, nuovi alfabeti di servizio, nuove grammatiche di solidarietà”.
“Nessuno ha in tasca la ricetta per il bene di Napoli – osserva l’arcivescovo – e per questo siamo chiamati ognuno a dare il proprio contributo a partire dalla propria storia e dal proprio impegno senza incagliarci nelle acque basse dei conflitti inutili, improduttivi, fini a se stessi”.
Infine, una riflessione sulle difficoltà di chi ha perso il lavoro.
“Non posso non pensare a tutti gli operai della Whirlpool – dice ribadendo la solidarietà espressa già in altre occasioni ai lavoratori dello stabilimento di via Argine per i quali sono stati confermati i licenziamenti – e a tutta la gente che sta soffrendo per mancanza di lavoro”.