“La Stazione Centale di Napoli oggi piange un suo figlio adottivo: Mario. Tutti lo salutavano, tutti gli volevano bene. Il suo sorriso incoraggiava e arrivava dritto al cuore”.
Così lo descrivono le persone e i pendolari che negli anni hanno imparato a conoscerlo. Durante le sue chiacchierate, raccontava di quanto fosse stato complicato e difficile lasciare il suo Paese, la Liberia.
“Scappare dalla Liberia non è stato facile. Lasciare la famiglia fa soffrire. Non sentire più il profumo della mia terra equivale alla mancanza dell’ ossigeno”.
Perché si parte? Perché si affronta il mare in condizioni disumane rischiando una morte atroce? Perchè si lascia tutto alle spalle per inseguire un sogno in Europa?
A queste domande, lui con convinzione rispondeva: “Meglio morire in mare che vivere in Liberia. In mare si muore una volta sola, restare in Liberia è come morire ogni giorno”. Aveva spiegato lui stesso tante volte.
Mario veniva aiutato dalla gente. Non mendicava e non chiedeva soldi a nessuno. Viveva di giorno alla Stazione Centrale di Napoli e la notte andava al dormitorio. Ognuno gli tendeva la mano con ciò che gli poteva offrire. Piccoli gesti ma veri e di cuore. Come si faceva a non amare Mario? Impossibile.
Mancheranno i suoi saluti originalissimi: “’Figlio di principe come va?’, ‘Buongiono Ministro’, ‘Ecco il Conte'” e tante altre trovate che aveva imparato e le usava per strappare sorrisi ai passanti.
Raccontava a tutti, la sua traversata a bordo di un barcone che lo portò in Italia nel 2003. Una fuga per essere libero, una fuga per coltivare la speranza di una vita migliore.
Lo scorso sabato notte, il cuore di Mario si è fermato per sempre. Un malore improvviso che ha stroncato la sua vita.
Oggi la Stazione Centrale di Napoli era triste. In tanti hanno chiesto: Dov’è Mario? La notizia della sua scomparsa si è diffusa veloce e si è abbattuta come un macigno. Commozione, incredulità e tanto, tanto rammarrico. Sono i sentimenti che hanno accompagnato oggi chi solitamente lungo il proprio tragitto incontrava Mario. Di lui mancherà il sorriso, la verve e quell’ entusiasmo che riusciva a conquistare proprio tutti anche gli indifferente.
Quella di Mario racchiude la storia di tanti migranti, storie di un’umanità dolente che cerca solo il proprio diritto di vivere una vita più dignitosa.
Napoli oggi perde un suo figlio. Grazie Mario, per i sorrisi, le chiacchierate, il confronto e l’entusiasmo che ci hai regalato.
Nicola Arpaia