Ci sono voluti 20 anni di sofferenza, solitudine, attese e lotta contro i poteri forti e la camorra: ha aperto oggi l’impianto di benzina dell’imprenditore Luigi Gallo, grande accusatore dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino e di un sistema di potere in odore di camorra: con la sue denunce Gallo, che non ha voluto piegarsi a malversazioni e vessazioni mafiose, ha fatto condannatore, negli anni scorsi, due boss della camorra, ovvero Antonio e Pasquale Zagaria.
Per altri imputati c’è stata una dichiarazione di prescrizione mentre l’ ex sottosegretario Cosentino ei suoi fratelli sono stati assolti dal reato di illecita concorrenza.

Ma le sue denunce gli sono costate 20 anni di ritardo per l’apertura della pompa di benzina in Campania, nel Comune casertano di Villa di Briano, apertura che, come ha dimostrato la Dda di Napoli, tra il 2001 e il 2002 fu impedita per eliminare un pericoloso concorrente.
Alla sbarra sono finiti anche funzionari pubblici e alti dirigenti di società petrolifere.
“Ho semper creduto che prima o poi sono riuscito ad aprire, io ho sempre seguito la legge ma questa purtroppo in Italia si applica a giorni alterni. Sono stato danneggiato e ostacolato fino all’ultimo: ogni volta che si faceva un sopralluogo non andava bene qualcosa”, dice oggi Gallo, all’apertura della sua ‘creatura’ che si trova sulla strada statale 7bis al km 13,700 in località Villa di Briano.
“Sarà un volano di sviluppo – si augura l’imprenditore – con il tempo aprirò anche un bar e mi fa piacere che se ne parli per non essere dimenticato, dopo tanta fatica e tanto dolore: se sono riuscito ad avere giustizia lo devo a chi ha creduto in me”.
Intanto, in serata, la famiglia Cosentino in una nota chiarisce : “Le accuse rese da Luigi Gallo contro Nicola Cosentino, Giovanni Cosentino e Antonio Cosentino – in conseguenza delle quali costoro hanno subito un lungo processo (e non solo per concorrenza illecita aggravata dal metodo mafioso, ma anche per per estorsione aggravata dal metodo mafioso, concussione, calunnia, riciclaggio aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa, corruzione) e l’onta della detenzione – sono state riten dalla Corte di Appello di Napoli, con sentenza integralmente confermata dalla Corte di Cassazione, tutto non veritiere”.
“Anzi – si aggiungono Nicola Cosentino, Giovanni Cosentino e Antonio Cosentino – dolosamente mendaci. Ciò indusse i Giudici della Corte di Appello ad avviare, d’ufficio, un procedimento penale contro il ‘grande accusatore’ per la riconosciuta falsità delle sue dichiarazioni”. procedimento penale per false dichiarazioni e calunnia in cui i Cosentino sono persone offese. Equilibrio informativo, perciò, esigerebbe che venire quantomeno evocato, accanto al ‘tanto dolore’ del Gallo per aver aperto ‘in ritardo'”.
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