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Napoli è Mia- Tributo a Mia Martini con le canzoni di Enzo Gragnaniello è il progetto musicale ed editoriale (album in vinile in edizione limitata, libro + cd allegato e video) ideato da Peppe Ponti con l’etichetta SuonidelSud, con la collaborazione di Music in Sud, casa editrice Iod, tantissimi musicisti partenopei e il patrocinio dell’Associazione Mimì Sarà. Abbiamo intervistato il giornalista e scrittore Carmine Aymone.
Carmine , il progetto “Napoli è Mia” è un tributo corale alla grandissima Mia Martini e al suo legame con la città Napoli. Al progetto oltre a te che sei autore, c è anche una sinergia di artisti e colleghi che hanno partecipato a questa bellissima iniziativa. Come è stato tessere questa tela fatti di ricordi e aneddoti e sopratutto musica?

“Napoli è Mia – Tributo a Mia Martini con le canzoni di Enzo Gragnaniello (album in vinile in edizione limitata, libro + cd allegato, video) è un progetto ideato da Peppe Ponti dell’etichetta Suonidelsud che vede coinvolti Music in Sud, la casa editrice Iod, tantissimi musicisti e addetti ai lavori e l’Associazione Mimì Sarà che ha concesso il suo patrocinio. Questo progetto corale si è sviluppato attraverso un album in vinile in edizione limitata, in un libro (con cd allegato), pubblicato da Iod edizioni nella collana Controtempo, diretta da Gix Musella e in un video. Produzione esecutiva di Claudio Niola. Tutti uniti nel ricordo di questa grande artista. Questo progetto è un vero e proprio atto d’amore nei confronti dell’artista calabrese, che ha visto l’impegno anche di una all star di musicisti composta da: Antonio Onorato, Gianni Guarracino, Pippo Seno e Michele Montefusco (chitarra), Tony Esposito e Ciccio Merolla (percussioni), Mariano Barba Jr, Carlo Avitabile, Antonio Mambelli e Maura De Santis (batteria), Dario Franco, Roberto Giangrande e Aniello Misto (basso), Igea Montemurro (violino), Gianfranco Campagnoli (tromba), Mauro Spenillo (tastiere). La direzione musicale (presenza con gli altri musicisti) è di Sasà Mendoza (che ha curato anche gli arrangiamenti). Supervisione artistica di Enzo Gragnaniello. Registrazioni e missaggi di Piero De Asmundis presso gli studi RR Sound di Napoli. Cu’ mme’- prodotta da Mauro Spenillo & Pippo Seno. Mastering Enzo Rizzo. Illustrazione di copertina Luna Hall. Una nutrita schiera delle signore del canto made in Naples, Donix, Francesca Fariello, Assia Fiorillo, Pietra Montecorvino, Antonella Morea, Roberta Nasti, Ida Rendano, Brunella Selo (con guest Gianni Lamagna della Nuova Compagnia di Canto Popolare), Consiglia Morone, Monica Sarnelli con l’attore Massimiliano Gallo e Andrea Sannino, sono le protagoniste dell’album in vinile in edizione limitata Napoli è Mia (allegato al volume in cd e in versione vinile in vendita separatamente )”.
Mia Martini, legò per sempre il suo nome alla città di Napoli, ai suoi artisti che amava e la amavano, pur essendo calabrese. Nel suo periodo musicale “partenopeo” possiamo dire che fu fondante e caratterizzante il suo contributo alla musica partenopea e nazionale?

“A metà degli anni ‘80 quando Mimì giunge a Napoli e se ne innamora, la città canta Ferryboat di suo “figlio” Pino e La vita adesso di Claudio Baglioni, note che si mescolano a If you love somebody set them free di Sting, che cammina da solo senza i Police, a Like a virgin di Madonna Luisa Ciccone, a Born in the USA di Bruce Springsteen, a Save a prayer e Wild boys dei Duran Duran. Il 23 settembre del 1985, Napoli piange il giovane cronista pubblicista de Il Mattino Giancarlo Siani, assassinato dalla camorra, sotto casa nella sua Méhari verde (oggi in esposizione al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli, eterno simbolo della lotta di chi non s’arrende alla criminalità organizzata) all’età di 26 anni. Quello tra Mimì e Napoli è stato un vero amore, rimasto impresso per sempre tra le parole e la musica della canzone Cu ‘mme’, scritta da Gragnaniello e da lei cantata con l’autore e con uno dei pilastri della storia della canzone partenopea, il maestro Murolo. Mia, capta e assorbe dal primo momento l’anima di questo luogo unico al mondo, fatto di luci e ombre, dove il chiaroscuro è la tinta dominante delle sue arterie, dei suoi vicoli, che fluiscono nella solarità delle sue piazze borboniche. Napoli, in qualche modo adotta Mimì, avvertendo il dolore delle sue ferite e l’abominio che le ha generate, come un antico demiurgo abbracciandola l’ha coccolata, protetta, facendola sentire a casa, al sicuro”.
Il libro si avvale anche della preziosa collaborazione del produttore Peppe Ponti, amico di Mia Martini e discografico dell’etichetta Suoni Del Sud. Che materiale di archivio avete selezionato per la parte fotografica e che lavoro di ricerca è stato fatto?
“Molte foto sono dell’archivio personale di Peppe Ponti, altre di Enrico Grieco, altre ancora provenienti dall’archivio di Franco Canuto e di Armando Schiavone”.
Nonostante le tante iniziative di riscoperta, di amore verso Mimì, come quella di questo meraviglioso libro, non credi che ancora oggi a distanza di tanti anni della sua morte, la musica italiana sia in debito con il suo immenso valore artistico e la sua grandissima voce?
“La musica italiana ma soprattutto un certo ambiente discografico del nostro paese non solo è in debito con lei, ma dovrebbe sentirsi in colpa. Mimì – come ho scritto nel libro – visse come in un melodramma, come un’eroina romantica da romanzo ottocentesco, consumata da un insostenibile dolore e cantò nonostante avesse sopportato l’insopportabile”.
Sergio Cimmino
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