“Ho parlato in questo tempo con la famiglia di Ugo Russo, con il comitato ‘Verità e Giustizia’ e altre persone di Napoli che mi hanno aiutato ad avere un quadro che io non avevo”.
Così Zerocalcare ha raccontato oggi il percorso che lui, fumettista tra i più famosi in Italia oggi, ha compiuto per disegnare “Strati”, il fumetto dedicato alla memoria di Ugo Russo, ucciso a 15 da un carabiniere che lui aveva compiuto di rapinare.
In memoria del giovane si è riempita oggi la Piazzetta Montecalvario, ai Quartieri Spagnoli, per ascoltare sulla vicenda del ragazzo Zerocalcare, il padre del ragazzo e altri esponenti del comitato “Verità e giustizia”, la scritta che Zerocalcare mette sulla copertina del fumetto sotto al ritratto del 15enne, fatto nei vicoli dei quartieri e che il comitato è riuscito a non far togliere.
“La vicenda di Ugo era un fatto di cronaca – racconta l’autore – ma poi senti parlare il padre del ragazzo, e ho avuto la sensazione che quando c’è di mezzo una divisa ci sono lungaggini per andare a processo. Il fumetto è nato, quindi, con un dialogo con i genitori del ragazzo ucciso, con i comitati a Napoli per delle chiavi di lettura”.
Per l’autore non si può ammettere l’uccisione del giovane nonostante il suo tentativo di rapina fallito.
“Ho parlato con suo padre – spiega Zerocalcare – che mi ha raccontato la storia del figlio e io sono rimasto molto impressionato dalla lucidità con cui l’ha raccontata, senza sconti, senza negare che il figlio sbagliando ma cercando e mettendo fuoco a punti in cui c’è opacità e si chiede verità. Invece di vedere le reazioni al fumetto anche prima che uscisse, l’idea che uno raccontasse questa storia senza dire che lui, il ragazzo ucciso, era integralmente cattivo si pensa sia assurdo”.
“Ma in una vignetta un ragazzino di 15 anni non era solo quello ma anche uno che vive come gli altri 15enni perché per qualcuno non puoi dire che una persona è umana, ma lo devi trattare come cattivo assoluto”.
Davanti alle oltre cento persone ai Quartieri c’è anche Vincenzo Russo, papà di Ugo.
“Zerocalcare – spiega – ci ha sollevati un po’, c’è qualcuno che vuole raccontare questa storia e come vedo oggi ci sta anche chi vuole sentirla, perché hanno saputo solo quanto hanno riportato le forze dell’ordine, che mio figlio se l’è cercata e doveva morire. Un punto di partenza per arrivare alla verità, non vogliamo vendetta, vogliamo verità e giustizia”.