Piazza di spaccio nel carcere di Secondigliano: 26 fermi. Oltre alla droga, telefonini e messaggistica per impartire gli ordini agli affiliati

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Una piazza di spaccio all’interno del carcere di Secondigliano. Accade a Napoli e si resta davvero attoniti e senza parole. Gli esponenti di vari clan detenuti nel penitenziario del quartiere dell’Area Nord di Napoli con la complicità di quattro guardie carcerarie gestivano una fiorente attività di smercio di stupefacenti all’inerno della casa circondiariale e rivolta a quei detenuti tossicodipendenti. Ma non solo.

Sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Napoli e il Nucleo Investigativo Centrale del Corpo della Polizia Penitenziaria a notificare i 28 provvedimenti di custodia cautelare al termine di indagini, coordinate dalla DDA tra Napoli, Frosinone e Salerno nonché presso le Case Circondariali di Napoli, Campobasso, Cosenza,

Fossombrone (Pesaro e Urbino), Spoleto (Pescara), Voghera (Pavia), Saluzzo (Cuneo), Tolmezzo (Udine) e Trapani. L’ordinanza è stata firmata dal gip Isabella Iaselli ed ha permesso di fare luce sull’esistenza di una fiorente piazza di spaccio all’interno di un reparto di alta sicurezza quello dove sono ristretti elementi di spicco della criminalità organizzata. Per il gip, “la nota più avvilente” è che tutto è stato reso possibile “grazie ad alcuni agenti della polizia penitenziaria, che con la loro condotta hanno messo a rischio anche i colleghi onesti che operano tra mille difficoltà”.

“È doloroso dover constatare – continua il giudice Iaselli – che il carcere, previsto nel nostro ordinamento non come mera punizione bensì come momento di rieducazione e di recupero dell’individuo ai valori del vivere civile, diventi in realtà un luogo al cui riproporre il medesimo stile di vita per il recupero si è capito”.

Sono quattro gli agenti della Polizia Penitaria che, secondo gli inquirenti, si sono fatti corrompere per consentire l’introduzione dello stupefacente, di cellulari e anche per favorire lo spostamento all’interno della struttura carceraria e così agevolando la sistemazione di appartenenti al medesimo sodalizio nelle stesse celle.

Si tratta di Salvatore M., 59 anni (in carcere) e di Salvatore, Mario F., 55 anni, Francesco G., 58 anni e Giuseppe T., 47 anni, gli ultimi tre tutti ai domiciliari. Dicevamo l’indagine, coordinata dai sostituti procuratori antimafia Luigi Landolfi e Simona Rossi, ha permesso di raccogliere plurime fonti di prova, anche a riscontro delle dichiarazioni rese da più collaboratori di giustizia, circa l’esistenza di una piazza di spazio all’interno della Casa Circondariale di Napoli – Secondigliano, tramite il commercio di sostanze stupefacenti di vario tipo (cocaina, hashish e marijuana).

Gli agenti della polizia penitenziaria corrotti avevano un tariffario: per i pacchetti di droga bisognava versare 300 euro mentre per far entrare cellulari, il prezzo era fissato a 200 euro e ,infine, per spostare da un reparto all’altro affiliati degli stessi clan ossia nelle stesse celle occorreva sborsare circa 3 mila euro.

Tutto ruotava attorno ai clan di Soccavo, quartiere occidentale di Napoli. Era da li’ che arrivavano i pacchetti di droga che le mogli di due consegnavano di volta in volta agli agenti di polizia. Ci sono personaggi di spessore della criminalità organizzata napoletana tra i destinatari della misura cautelare.

Eugenio D’Atri, killer dell’area vesuviana, arrestato e condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di Francesco Tafuro e Domenico Liguori, commercianti e incensurati, colpevoli di aver richiesto al boss il pagamento di un debito di gioco, ad esempio. Ma anche Salvatore Basile, scissionista del gruppo Petrone-Puccinelli del Rione Traiano, che sta scontando una lunga condanna per camorra ed estorsione. Dallo stesso quartiere Alfredo Vigilia junior, figlio ‘d’arte’ e suo cugino, Pasquale Vigilia.

Dei ‘bodo’ di Ponticelli, i boss tatuati, è coinvolto Antonio Autore. Noti i nomi di Michele Elia, capoclan del gruppo di malavita che da mezzo secolo comanda al Pallonetto di Santa Lucia. Anche Fabio Crocella vicino al clan Mazzarella, coinvolto in estorsioni e alla Duchesca gestiva il lucroso affare delle scarpe taroccate. Eduardo Fabricino è un personaggio di spicco della camorra di Secondigliano e il suo nome rimbalza nel giro di calcioscommesse gestito dagli scissionisti dei Di Lauro.

Tra i destinatari dell’ordinanza c’è anche Antonio Napoletano detto ‘nannone’, protagonista della stagione degli omicidi nella guerra del centro storico tra i Sibilllo ei Buonerba.

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