Al Museo e Real Bosco di Capodimonte sono oltre 80 le opere che compongono la grande mostra monografica su Battistello Caracciolo (Napoli, 1578-1635) il maggiore dei caravaggeschi meridionali.
Oltre ottanta opere, curatori Stefano Causa e Patrizia Piscitello, la mostra nasce da un’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte.

Con la collaborazione di Mario Epifani (direttore del Palazzo Reale) e di Marta Ragozzino (direttrice Musei Campania) è stata inoltre creata una bigliettazione unita (20 euro). Anche a Palazzo Reale e a San Martino sono presenti, infatti, opere di Battistello, il maggiore dei caravaggeschi meridionali.
Lunghissimo l’elenco delle istituzioni pubbliche, da Urbino alla Galleria Borghese a Brera, anche estere, enti ecclesiastici e collezionisti che hanno contribuito con loro prestiti, affiancati nella sala Causa con un allestimento che rimanda all’incarnato bronzo dei Cristi, delle Madonne e dei Santi, cifra dell’artista, l’articolato percorso aiuta a comprendere come e quanto Caracciolo sia stato progettato da Caravaggio.

Al centro di questa sono presenti altre mostre di Capodimonte c’è la relazione tra Napoli e l’artista. Si parte dai primi dipinti dedicati al Battista, dalla ‘Madonna col Bambino e San Giovannino’, ‘Ecce Homo’, ‘Cupido e la Morte’ (da Malta), lo sguardo per alla maturità, sempre in confronto con i grandi maestri coevi.
Una autentica ‘festa visiva’ che ci riporta in quel viceregno spagnolo che fu, nella stagione del naturalismo, sempre meta di nuovi talenti, da Firenze, dalla Spagna, da Roma.

“Una mostra che ci ha permesso di comprendere meglio la particolarità di questo pittore, ma anche di cambiare prospettive, dare nuove letture al dialogo artistico di quegli anni”, nota Bellenger Del 1615 è la ‘Liberazione di San Pietro dal carcere’ uno dei dipinti più celebri del Caracciolo; ‘La Crocifissione con i dolenti’ rimanda alla ‘Crocifissione di Sant’Andrea’ di Caravaggio oggi al Museo di Cleveland. Di Ribera dà una rilettura molto personale Battistello nella ‘Gloria di San Luigi Gonzaga’. ‘Cristo e la Samaritana’, del 1622 , è un gioiello dalla Pinacoteca di Brera. Degli anni ’30 è ‘Leda e il cigno’.

Il ‘Miracolo di Sant’Antonio da Padova’ è tra le opere più celebri della maturità, quando sarà anche dal Lanfranco. Chiude l’itinerario un capolavoro di Mattia Preti, ‘Scena di carità con tre fanciulli mendicanti’.
All’ingresso della mostra c’è l’installazione multimediale- curata da Stefano Gargiulo, verso le due sale conclusive ecco i bozzetti di Battistello, caravagge in controtendenza: lo dimostrano finestra i suoi disegni nitidi e veloci, mentre sembra che il Merisi trascurasse l’esercizio grafico preliminare al dipinto.

Nel circuito: al Palazzo Reale il focus sulla sala del Gran Capitano, affrescata dall’artista, mentre alla Certosa e al Museo di San Martino il percorso si snoda tra le cappelle dell’Assunta, di San Gennaro, di San Martino e nel Coro della Chiesa, nella galleria del Quarto del Priore.
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